Con un calo degli utili del 26% dichiarato mercoledì, il motore di ricerca in viola, rivale agguerrito di Google, diventa di nuovo bersaglio appetibile di Redmond.
Tre anni fa Bill Gates aveva messo sul piatto la bellezza di 44 miliardi di dollari, ma Jerry Yang, che guidava il gruppo, rispose picche. Se ne sarà pentito: nei mesi successivi il titolo è crollato in Borsa fino a perdere oltre il 40% del suo valore. Un’offerta equivalente a quella del 2008, oggi, si fermerebbe tra i 16 e i 18 miliardi.
Yang nega di procedere dritto verso la vendita, ma il passato probabilmente gli consiglierà di pensarci bene prima di rinunciare nuovamente a un assegno, specie se sarà sostanzioso (tenendo conto della situazione attuale). Anche perché pare che Microsoft non sia sola nella corsa: Secondo il Wall Street Journal, le maggiori private equity (tra cui Blackstone, Silver Lake partners, Tpg capital, Kkr, Bain capital e Carlyle) stanno valutando una potenziale acquisizione del colosso di internet, proprio perché Yang nelle ultime settimane ha parlato di aver «preso in considerazione varie opzioni strategiche».
La stessa Silver Lake partners, tra l’altro, pare stia lavorando con il fondo canadese Pension plan investment all’offerta in arrivo da Microsoft. Il gigante del software, d’altra parte, ha bisogno di respirare aria nuova. Tra i suoi colleghi-avversari c’è Apple che va a gonfie vele, ma lo fa soprattutto con iPhone e iPad, cioè con l’hardware. Google corre come un treno, grazie all’apertura sulla rete. La sola produzione di software, dove la distribuzione ormai è tutta online e i prezzi sono in caduta costante da un decennio (l’ultimo sistema operativo Apple non si trova più in negozio, si compra solo sulla rete), a quanto pare, non garantirebbe margini sufficienti per assicurare una crescita robusta in futuro.
L’acquisto di Yahoo potrebbe restituire lo smalto dei vecchi tempi al gigante di Redmond, sia pure con tre anni di ritardo rispetto ai piani originari.
(La Stampa)
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