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Mian preoccupato: “L’Unità a rischio, potrebbe chiudere”

La prima pagina di un numero dell’Unità

“A briglia sciolta potrei dire che sì, L’Unità è un po’ a rischio. In gioco c’è il cartaceo”. Lo ha dichiarato l’azionista de L’Unità Maurizio Mian durante il programma KlausCondicio, in onda su YouTube, alla domanda se l’edizione cartacea de l’Unità potrebbe chiudere. “Ovviamente spero di no – ha proseguito l’imprenditore toscano -, però si sa che tutti i cartacei sono in difficoltà nel mondo: Novella 2000 e Visto sono stati svenduti la scorsa estate, e altri giornali fanno molta fatica. Ho sentito che in Inghilterra anche l’Independent è in seria difficoltà e rischia addirittura la bancarotta”.
Mian parla anche del rapporto tra L’Unità e Renzi, rispondendo alla domanda se il giornale debba smetterla “di attaccare il segretario del Pd”. “Credo che il rapporto di Renzi con L’Unità sia una cosa che andrà senz’altro chiarita – ha risposto -, c’è qualcosa da precisare perché la cosa è molto delicata: non vorrei essere impreciso, che le mie parole non venissero capite. Innanzitutto c’è una linea editoriale che è naturalmente del giornale e dei direttori del giornale e l’editore non può permettersi di togliere la libertà di questa linea. Quando siamo partiti con l’Unità c’era Colombo e anche al tempo di Colombo ci sono state delle dialettiche importanti”.
Infine Mian prova a vedere la soluzione nel rapporto tra Matteo Fago, editore de L’Unità, e Renzi: “Bisogna che questi due Mattei vadano in qualche modo d’accordo. In questo momento, io non ho indicazioni di cosa succederà, sono due persone intelligenti quindi troveranno il modo di posizionare l’Unità nel futuro mondo della comunicazione del partito”.
Mian parla anche di Berlusconi: “Non mi piacciono tanto le manifestazioni dei vip, però io alle feste di Arcore si ci sarei andato. Io sono solo un uomo di centrosinistra radicale, ma ho comunque sempre ammirato Berlusconi, che è un avversario politico molto bravo; non è un nemico, anzi, credo sia una persona alla quale si può anche dire bravo, e credo che tutti quanti dovremmo diglielo. Un po’ come disse Letta quando si presentò a votarlo: grande!”.

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