I giornalisti di Metro contro il nuovo proprietario della società che edita il giornale. Per l’assemblea, il nuovo azionista non sarebbe sufficientemente solido per garantire un futuro sereno ai lavoratori.
In una nota, l’assemblea di Metro ha messo nero su bianco tutti i suoi dubbi. “Metro da lunedì 18 maggio ha un nuovo proprietario, la Alter Advert, società con un socio unico, con un fatturato e un capitale sociale troppo esigui perché l’operazione realizzata non debba allarmare sulla sua credibilità e solidità”.
Ma c’è dell’altro: secondo i giornalisti, infatti: “Il passaggio delle quote dal precedente editore Mario Farina è avvenuto a dispetto del fatto che i giornalisti avessero per tempo manifestato l’intenzione, regolata dall’articolo 5 della legge 416/81, di costituirsi cooperativa e presentare una contro offerta alla parte venditrice, preoccupati per il proprio futuro e quello della storica testata freepress”. E perciò: “Un diritto di prelazione che non è stato rispettato, la vendita c’è stata ma incredibilmente parte venditrice e parte acquirente hanno comunicato al Cdr che avrebbero riconosciuto alla costituenda cooperativa di giornalisti il diritto di riacquisto delle quote societarie. A dimostrazione che il nostro nuovo editore non ha un interesse prevalente e determinato nella nostra testata”.
Allarmante, incalzano i redattori: “è stato poi l’esito dell’incontro tra i rappresentanti sindacali dei giornalisti e l’acquirente per sondarne consistenza e progetto editoriale e garanzie nei confronti dei giornalisti, disponibili comunque a valutare senza pregiudizi idee e intenzioni del nuovo editore. Il risultato è stato raggelante. La titolare della Alter Advert non ha dato alcun chiarimento su nessuno dei punti essenziali sollevati: non sulle garanzie di ricapitalizzazione dell’esiguo capitale sociale e nemmeno sulle strategie di rilancio, trincerandosi dietro un pretesto, ossia la volontà di non comunicare informazioni sensibili ai rappresentanti di una possibile cooperativa “concorrente”, violando così, in modo flagrante, il contratto di lavoro e ogni buona prassi di corrette relazioni industriali”.
Quindi la dura conclusione dei giornalisti che: “continueranno a praticare ogni strada possibile per garantire ad una ormai storica, gloriosa testata nazionale, il futuro che essa merita”.
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