Ci sarà anche un rappresentante di Ossigeno per l’Informazione, l’Osservatorio sulla libertà di stampa in Italia collegato ai massimi organismi europei del settore, all’udienza fissata mercoledì mattina, 13 gennaio, presso la Quinta sezione bis del Tribunale di Napoli. Il giudice dell’esecuzione Roberto Peluso dovrà pronunciarsi in merito alla richiesta avanzata dai legali di Annita Zinni, esponente di Italia dei Valori ed amica della famiglia di Antonio Di Pietro, di mettere all’asta la storica testata La Voce delle Voci, per soddisfare il credito vantato dalla Zinni a seguito di una sentenza di primo grado sulla presunta diffamazione subita.
Nel 2008 la Voce aveva pubblicato un articolo del giornalista Rai Alberico Giostra su Italia dei Valori nel quale si faceva un riferimento alla signora Zinni in relazione all’aiuto prestato da quest’ultima, insegnante, per l’esame di maturità di Cristiano Di Pietro.
La signora Zinni, compaesana di Di Pietro perché nata a Montenero di Bisaccia, il 25 marzo 2010 chiedeva con lettera raccomandata alla Voce un risarcimento di 40mila euro per quell’articolo. Pochi giorni dopo, il 9 aprile 2010, la stessa presentava una citazione civile per diffamazione dinanzi al Tribunale di Sulmona, sua città di residenza e di attività politica nell’Idv. Il giudice di Sulmona Massimo Marasca, avendo accolto il certificato di una psicologa di Italia dei Valori attestante i presunti danni subiti dalla Zinni in seguito all’articolo, nella sentenza di primo grado (25 marzo 2013) assegnava la sbalorditiva somma di centomila euro all’ex insegnante Zinni, la quale nel frattempo, a luglio 2010, veniva eletta per acclamazione segretario cittadino IDV all’Aquila. E dinanzi alla Corte d’Appello del capoluogo abruzzese pende fin dal settembre 2013 il ricorso della Voce, che vedrà una prossima udienza (a meno di ulteriori rinvii) a settembre 2016.
I difensori della Voce hanno presentato al giudice Peluso opposizione alla richiesta di vendita della testata, atto esecutivo preceduto da altri sei pignoramenti che hanno aggredito in questi anni le già esigue risorse della cooperativa editrice e del direttore Andrea Cinquegrani, costringendo il giornale a cessare le pubblicazioni fin da marzo 2014.
Nell’atto di opposizione, con richiesta di sospensione dell’esecuzione, i legali della Voce tra l’altro fanno preciso riferimento alla normativa nazionale e comunitaria a tutela del lavoro e degli strumenti che rendono possibile l’esercizio di un mestiere o di una professione, come nel caso della Voce, alla cui redazione lavoravano i due giornalisti professionisti Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola.
In vista dell’udienza di mercoledì mattina, ore 10, dinanzi al giudice dell’esecuzione del Tribunale di Napoli Roberto Peluso, la Voce delle Voci chiede agli organismi di rappresentanza della categoria e a tutti i colleghi dei media, locali e nazionali, di tenere accesi i riflettori su questa vicenda, che rappresenta un pericoloso e grave precedente per la libertà di stampa e per la democrazia nel nostro Paese.
Alla Voce, nota per il suo trentennale impegno contro la criminalità organizzata, stanno pervenendo attestati di solidarietà quali quelli dell’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto e di personalità come il giudice Ferdinando Imposimato, per anni protagonista dalle colonne della Voce di battaglie civili per arginare l’arretramento morale del Paese.
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