Mondadori: utili in ribasso del 63,5%; vanno male i libri, i periodici e soprattutto la pubblicità; cala il fatturato consolidato e crescono i debiti finanziari. Non va meglio sul versante Mediaset. Ammontano, infatti, a 88 i milioni persi negli ultimi tre mesi; la pubblicità nel mese di settembre è in calo del 24,2% e i dividendi sono a rischio. Quella in atto, ormai, è una politica di riduzione dei costi. Tiene, invece, la pay tv. In controtendenza l’operatore di rete del Biscione che guadagna 60 milioni dalla gestione delle frequenze. Infine da Agcom e Ue arriva una reprimenda: “basta multiplex a Mediaset”.
Ripartiamo dalla situazione…migliore: quella della Mondadori. La strategia della casa editrice presieduta da Marina Berlusconi, consistente in una combinazione “magica” tra miglioramento della qualità e riduzione dei costi, ha dato i suoi frutti. Considerando il “rosso” di altre società come la Rcs, non c’è, infatti, di che lamentarsi troppo.
Da gennaio a settembre i profitti netti sono stati di 16,1 milioni di euro. Quindi la casa editrice di Segrate ha prodotto ancora utili. Ma si tratta di una cifra inferiore del 63,5% rispetto allo stesso periodo del 2011.
Sono calati gli utili in tutti i reparti. E gli indicatori economici delle diverse aree parlano chiaro. I libri hanno perso il 6,7%: si è passati dai 280 milioni del 2011 ai 261 di quest’anno (nel 2012 il successo della trilogia “Cinquanta sfumature di..” ha limitato i danni della divisione libri). I periodici hanno fatto ancora peggio (infatti la Mondadori starebbe pensando di vendere la divisione apposita) calando del 15%: l’anno scorso i periodici hanno fruttato 351 milioni; nei primi nove mesi dell’anno corrente: 298. Malissimo la pubblicità. Il mercato è calato del 10,5%. E la concessionaria della Mondadori che si occupa di vendere inserzioni sulle testate del gruppo, è precipitata del 21,8%: i 165 milioni del 2011 sono scesi a 129 nel 2012. Di conseguenza gli indici di bilancio non possono che seguire la scia, rendendo ancora più evidente l’andazzo. L’utile netto consolidato è passato a 16,1 milioni, calando del 63,5%. Il margine operativo (di 63 milioni), vede una flessione del 39,7%. È calato anche il fatturato consolidato del 7,5% (che consiste, in totale, in un miliardo di euro). E l’indebitamento finanziario netto è aumentato di oltre 10 milioni: da 335,4 a 346 milioni.
Passiamo ora alle dolenti note. Quelle che risuonano in casa del “Biscione”.
Mediaset, per la prima volta nella sua storia, è in rosso. I ricavi netti, relativi ai primi nove mesi dell’anno in corso, sono scesi del 12,6%. Si è passati da 3,05 miliardi del 2011 ai 2,6 del 2012. Inoltre nell’ultimo trimestre (da luglio a settembre) si sono persi oltre 88 milioni, quasi uno al giorno.
Anche qui la “colpa” è della pubblicità che non c’è. Il mercato degli spot in Italia è calato del 14,9%. Le concessionarie del gruppo, Publitalia ’80 e Digitalia ’08, sono passate dai 1,94 miliardi del 2011 ai 1,65 del 2012. In particolare la raccolta televisiva è calata, nel mese di settembre, del 24,2% rispetto allo stesso mese nello scorso anno.
Va male anche la controllata spagnola del gruppo Mediaset, Telecinco. L’emittente iberica, pur essendo la più vista in Spagna, ha più che dimezzato gli utili passando dai 102 milioni del 2011 ai 40 del 2012.
La crisi del Biscione influenzerà sicuramente la distribuzione dei dividendi. I soci potrebbero rimanere a bocca asciutta. «È troppo presto per poter dire se Mediaset distribuirà i dividendi nel 2012. La priorità resta il delevarage, cioè il calo del debito», ha annunciato Marco Giordani, direttore finanziario della tv di Cologno Monzese.
E per i prossimi tre mesi non sembrano esserci inversioni di tendenza. La pubblicità, linfa vitale della tv, non sembra aumentare. Le festività natalizie influenzeranno poco l’andazzo. Infatti per la fine del 2012 è previsto un “rosso” vicino a quello attuale.
Tiene, invece, la pay tv. E questa è senz’altro una buona notizia. Mediaset Premium si è mantenuta sulle stesse cifre del 2011. E i ricavi si sono attestati sui 384 milioni. Nel settore delle tv a pagamento non è esclusa una alleanza di Mediaset con qualche emittente estera. Si parla della francese Canal + e dell’araba Al Jazeera. Ma sono solo indiscrezioni. Ed è stato lo stesso colosso di Cologno Monzese a smentirle, anche se i rumors in materia sono sempre più insistenti.
In aumento anche i ricavi dell’operatore di rete del “Biscione”. Ei Towers, la società che controlla il segnale, ha ricavato 175,3 milioni di euro da gennaio a settembre del 2012. L’anno scorso i profitti ammontavano a 116 milioni. La gestione dei diritti d’uso delle frequenza va bene.
Parlando di frequenze, non si può non fare un piccolo cenno alla gara per il dividendo digitale. L’Agcom, ieri, ha varato uno schema di provvedimento da sottoporre a consultazione pubblica (quindi ancora provvisorio) che “scoraggia” la partecipazione di Mediaset all’ex beauty contest. L’Autorità ha infatti stabilito che le grosse emittenti, quindi anche Rai e TIMedia, potranno concorrere solo per i tre multiplex del lotto U. Si tratta di frequenze che, fra cinque anni, dovranno essere riconvertite nella rete mobile ultraveloce: la Lte. Quindi a Mediaset potrebbe non convenire partecipare ad un’asta per un contratto di soli cinque anni. Inoltre il Biscione ha anche un multiplex “telefonico” che, partecipando alla gara, non potrebbe essere convertito in “televisivo”. E poi l’Agcom, sotto le direttive della Commissione europea, dovrebbe prevedere un tetto massimo di 5 multiplex per ogni emittente anche se in Italia manca una legge in materia.
Ritornando ai conti di Mediaset, l’emittente di Cologno Monzese sta portando avanti un severo piano di riduzione dei costi. Sono stati risparmiati già oltre 200 milioni. Il prossimo traguardo è arrivare a scremare altri 450 milioni. Un obiettivo, visto l’andazzo, possibile. Per il momento sono già stati decurtati 220 milioni. Si risparmierà sull’acquisto dei diritti tv e sui costi di produzione. Il tutto, assicura la dirigenza Mediaset, senza influenzare la qualità del prodotto. Un esempio della politica di razionalizzazione delle risorse è quella di Italia 1. Il direttore della seconda rete del Biscione, Luca Tiraboschi, ha annunciato che saranno realizzate prime serate di qualità con “soli” 100 mila euro. Il segreto? Sperimentazione, low cost e spirito giovanile. Basterà? Staremo a vedere.
E se Mediaset piange, le altre emittenti non ridono. Anzi, vanno peggio. Il mercato pubblicitario in Italia, a settembre, è calato in media del 24,2%. Mediaset ha fatto un po’ meglio calando complessivamente del 23%. Crollano Rai e Sky, rispettivamente del 29,7% e del 24,3%. Anche La7 paga un -14%.
Si evince che c’è poca pubblicità in giro. Il settore dell’editoria italiana, se si considera l’insieme di carta, tv e web, è calato, dal 2007 ad oggi del 22%, perdendo 3 miliardi di euro. A pagare più di tutti stampa e tv.
Dalla rete emergono segnali incoraggianti. Ma siamo solo all’inizio. Il web è un modello di business ancora tutto da definire.