Media. Ue bacchetta l’Italia: “Basta querele bavaglio e aggressioni”

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L’Unione Europea bacchetta l’Italia sull’informazione: troppo precariato e poca tutela dei cronisti e della professione giornalistica. La Commissione sullo stato di diritto Ue ha redatto il suo rapporto sul nostro Paese e si è soffermato sul sistema editoriale e dell’informazione. Per le istituzioni comunitarie, l’Italia dispone di un “solido quadro legislativo” che regola il settore, compreso il servizio pubblico. Però “persistono preoccupazioni in merito alle precarie condizioni di lavoro di molti giornalisti nel Paese, la tutela delle fonti dei giornalisti e del segreto professionale”.

Ma non basta perché le istituzioni comunitarie hanno posto l’accento sulle cosiddette querele bavaglio. La commissione ha salutato come positivo il fatto che “le pene detentive per diffamazione sono in gran parte state abolite a seguito di una storica sentenza della Corte Costituzionale nel 2021”, tuttavia “sollevano preoccupazioni il numero crescente di ricorsi slapp (cioé cause abusive contro giornalisti) e la combinazione di diffamazione penale e civile”. Infine la vexata quaestio legata alle aggressioni contro gli operatori dell’informazione che, per la Ue, “continuano ad aumentare anno dopo anno, nonostante vi sia un centro di coordinamento ben funzionante e dotato di risorse adeguate, dedicato al monitoraggio di questi casi”.

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, ha commentato con parole dure il richiamo della Commissione europea all’Italia sui temi della libertà d’informazione: “La libertà dei media viene considerata uno dei pilastri fondamentali dell’Unione Europea. Il sollecito ad intervenire che la Commissione fa al nostro Paese sembra un annuncio di possibile infrazione, visto che in Italia la riforma della diffamazione è ferma da anni, così come altre questioni riguardanti la tutela dei giornalisti”. E dunque: “Il Parlamento farebbe un servizio al Paese se, prima di concludere la legislatura, affrontasse alcuni dei principali nodi che riguardano l’informazione professionale nel nostro Paese, oggi più che mai necessaria. Tutto ciò è nell’interesse dei cittadini e della democrazia”.

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