Diversi i motivi della crisi: dal crollo della pubblicità nei giornali, che rende necessario l’urgente varo di misure di agevolazioni in tal senso (come le detrazioni fiscali per le inserzioni pubblicitarie sui quotidiani) agli incentivi per le società editoriali che assumono giovani. Credo, però, che sia assolutamente prioritario intervenire sul primo anello della catena, la distribuzione. Oggi si vendono pochi giornali perché, più che altrove, è difficile raggiungere il lettore. Dobbiamo, quindi, avvicinarci sempre più ai potenziali clienti favorendo — e qui sta il compito dei politici — una vera alleanza tra gli editori, i distributori di giornali e gli edicolanti. Per risolvere i problemi del settore, non è sufficiente, come è stato fatto di recente, sopprimere il limite minimo di superficie delle edicole o consentire ai giornalai di praticare sconti sulla merce. Se partiamo dalla constatazione che aumenta il numero delle edicole che abbassano la serranda per sempre perché i margini di guadagno degli edicolanti sono risicati, bisogna, innanzitutto, rendere più elastici gli orari di apertura delle rivendite soprattutto nei giorni festivi, quando tante edicole sono chiuse e diventa davvero difficile acquistare il quotidiano.
DOBBIAMO, anche, far gestire agli edicolanti stessi la distribuzione del giornale in altri punti-vendita del quartiere e, contemporaneamente, evitare, con una serie di correttivi, certe forme di concorrenza sleale nei confronti dei giornalai. Qualche esempio: se i bar debbono versare un canone speciale per consentire ai loro clienti di vedere le partite di calcio in tv, perché non si prevede qualcosa di simile anche per la lettura dei giornali. Perché non si trovano sinergie tra editori, distributori ed edicolanti per portare gli abbonamenti in edicola?
Perché, poi, non prevedere detrazioni fiscali per coloro che sottoscrivono abbonamenti annuali ad un quotidiano? Bisognerebbe, infine, varare qualche agevolazione a favore dei giornalai che informatizzano la propria edicola, mettendola direttamente in collegamento con gli uffici di diffusione dei giornali. E facciamo, caro Segretario, un po’ di sana guerra alla burocrazia che impedisce l’allargamento dei chioschi o mantiene alti i costi del suolo pubblico.
LA DEMOCRAZIA, in un Paese civile, parte proprio dall’informazione e sarebbe un bel gesto, caro Renzi, che Lei, ricordando la vecchia azienda di suo padre, mettesse anche la crisi dell’editoria nel suo programma politico, come nuovo segretario del partito di maggioranza. Diceva Hegel
che la lettura del giornale è la preghiera laica del mattino: aveva ragione. Augurandole
buon lavoro, la saluto cordialmente.
(http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2013/12/18/998439-lettera-renzi-editoria.shtml)
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