Il presidente Sergio Mattarella rilancia la grande lezione di un suo illustre predecessore al Quirinale, Giovanni Leone. Sul tema della stampa che, come è noto, con il presidente napoletano ebbe un rapporto a dir poco sui generis. Eppure, prima dei casi personali, c’è la questione dei principi. Che ogni uomo che sia davvero amante della libertà dovrebbe porre innanzi tutto. Alcune lezioni sono importanti da ricordare, specialmente in tempi come i nostri. Dove internet, con la scusa di dar voce a tutti, sta letteralmente cannibalizzando le voci piccole dei territori e delle minoranze. Quando trionfa il pensiero breve, lo slogan, la pancia si rischia grosso.
Ce lo ha ricordato Mattarella che ha citato Leone e la missione che la stampa ha da darsi. “La stampa è al servizio della verità, ma sappiamo tutti come questa sia inafferrabile. Accontentiamoci allora che la professione giornalistica sia esercitata con l’attenta, perfino esasperata, ricerca del riscontro oggettivo, con buona fede, con la consapevolezza dell’influenza che perfino la pubblicazione di una semplice notizia di cronaca o di un commento può esercitare sulla pubblica opinione e talora sullo sviluppo della società. Credo che si possa fare caloroso invito ad avere tutti riguardo della dignità della persona, che va salvaguardata nella massima misura”. C’è un trattato di politica e di democrazia all’interno di questo inciso.
Mattarella ha inteso aggiungere a quelle di Leone, alcune sue considerazioni. Non meno importanti e interessanti. Il Capo dello Stato ha affermato, riguardo alla frase del suo predecessore. “Difficile trovare parole più misurate e più umane per definire la responsabilità degli organi di informazione e dei giornalisti che dovrebbe essere sempre doverosamente rispettata”. Dunque ha aggiunto, ripercorrendo le fasi della campagna scandalistica che portò il presidente napoletano a lasciare il Quirinale. “Difficile trovare una campagna giornalistica scandalistica e invereconda come quella diretta contro il Presidente Leone, secondo un modello altre volte registrato”.
Non è una questione di buon senso e nemmeno di limiti. Le notizie vanno date tutte. È l’opinione che si suggerisce al lettore. Che secondo Montanelli andrebbe tenuta ben distante dal “fatto”. E che invece oggi, al tempo del giornalismo – intrattenimento, diventa trend topic, viralità e in definitiva visibilità e fatturazione. La corsa al clic, la furia delle polemiche che rassomigliano sempre più ai dissing tra rapper (e difatti rapper ora diventano i protagonisti della politica) hanno impoverito il dibattito pubblico. Il ruolo della stampa, dunque, non è marginale. Ma centrale. E va assolutamente ripreso. Citando Mattarella, le democrazie necessitano di un giornalismo vivo. Che non può più subire le astruserie interessate degli algoritmi al servizio degli incassi di questa o quella multinazionale.
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