L’ex sottosegretario all’editoria Andrea Martella azzanna il governo. E lo fa partendo dalla battaglia legata all’emendamento Costa diventato, nel corso delle settimane, un cavallo di battaglia prima delle associazioni dei giornalisti e successivamente delle opposizioni, in particolare del Partito democratico. Per poi spingersi fino ai temi legati alla sostenibilità economica e alla crisi ormai ventennale di un intero comparto.
Martella, in un’intervista a Repubblica, ha tuonato: “Il governo Meloni è insofferente alle inchieste dei giornalisti indipendenti e rifugge alle domande, quelle vere, puntuali, dei cronisti più coraggiosi. In questo clima, trovo normale che questo governo e la maggioranza ignorino i problemi dei nostri editori”.
L’ex sottosegretario ai tempi del Conte bis ha rincarato la dose: “I nostri giornali, le televisioni, le radio danno sostanza a un diritto chiave della nostra democrazia. Mai come in questo momento, tra guerre e crisi economiche, il Paese ha bisogno di un`informazione pluralista, completa e di qualità. Deprimere i nostri editori è un errore grave anche se, temo, non casuale. E i giornali rischiano di perdere le pubblicità delle agre indette dallo Stato e dagli enti locali. Parliamo di 45 milioni di entrate annue. Una cifra rilevante, che pesa”. Martella attacca poi direttamente il capo del governo: “Le conferenze stampa della nostra premier dicono tutto. Per questo io vedo un rapporto di causa-effetto. C`è insofferenza verso i giornalisti e, simmetricamente, verso i loro editori. Gli esecutivi progressisti hanno sostenuto i cronisti e gli edicolanti, con meccanismi virtuosi che sono stati smontati. Ora l`Europa vuole togliere ai quotidiani la pubblicità dei bandi di gara. Questa maggioranza fronteggia Bruxelles solo per tassisti e balneari, non per aiutare l`informazione”.
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