Appena aperto il profilo, sono cominciati i messaggi di critica ed insulto, tanté che il Premier “tecnico”, o chi per lui, ha sentito la necessità di scrivere una nota “d’avvertimento” nei confronti di chi si lascia andare alle critiche più pesanti: “Un conto è fare delle proposte, un altro è insultare. Ricordiamo, laddove ce ne fosse bisogno, che le offese in questo social network come in qualsiasi luogo pubblico sono passibili di condanna penale”.
I commenti alla nota sono già centinaia, che rivendicano la libertà di pensiero e parola e ricordano, o meglio insegnano, a Mario Monti che “si è messo” in un social-network, dove non viene “protetto” e salvaguardato dalle parole giuste dei “giornalisti”.
“Si è messo” in un social network e ne dovrebbe conoscere le “regole”!
Ma come sappiamo, i giochi di politica e potere e palazzo… sono ben altri! E la volontà di confronto via Facebook è solo l’ennesima “trovata”!
E la discussione subito si sposta su ciò che realmente può essere un insulto, per i cittadini italiani. In confronto ai benefit dei politici sbattuti in faccia alla gente comune oberata da tasse e sacrifici, gli “insulti” in Facebook non son nulla. Di più: i politici possono insultare i cittadini in tutti i modi possibili e godere dell’immunità, mentre per “offese” in Facebook un normale cittadino rischia la condanna.
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