“Le sedi regionali della Rai ed il canone ancora una volta nel mirino della politica”. Lo denunciano il comitato di Redazione di Rai Veneto e Rai Puglia insieme ai colleghi del coordinamento dei Cdr dei telegiornali regionali Rai e dell’Usigrai.
In una nota, nel mirino dei giornalisti finisce il ministro Boccia, accusato di aver attaccato in maniera definita inaccettabile, il lavoro dei cronisti: “Sorprende che il Ministro degli affari regionali Boccia abbia attaccato in modo scomposto e fuori luogo il servizio pubblico, con accuse infondate ed inaccettabili a proposito di come la Rai ha raccontato l’eccezionale acqua alta di Venezia e i danni del maltempo nel Salento”, racconta la nota. E quindi aggiungono: “Senza nulla togliere al ruolo dell’informazione locale privata che, in Veneto come in Puglia, svolge il proprio compito con impegno, respingiamo al mittente tutte le diffamanti affermazioni nei confronti della Rai. E’ evidente che si tratta di una polemica strumentale, compiuta da chi non sa o preferisce non sapere la quantità e qualità del lavoro svolto in quei giorni dai giornalisti della Tgr e dell’intera Rai”.
E i giornalisti aggiungono: “Sia in Veneto sia in Puglia, i colleghi della Tgr, fin dalle prime ore, hanno raccontato in maniera tempestiva il disastro che si stava consumando in tutti gli spazi di palinsesto che sono concessi all’informazione dal territorio: nei tg, nei giornali radio regionali, ma anche con ore di dirette per Rainews e le altre testate nazionali. Inoltre vi sono state dirette dedicate sui social network e con informazioni e servizi puntuali sui rispettivi siti web”.
Ma non è tutto perché il documento incalza: “Se il ministro intende contestare l’attuale management Rai non lo faccia calpestando e infangando il lavoro della Tgr e delle testate nazionali e soprattutto non dimentichi che i vertici a cui rivolge le sue critiche, sono gli stessi le cui nomine vengono troppo spesso decise dalla politica della quale lei fa parte. Quanto poi alle risorse da destinare ai media locali il ministro fa finta di non sapere che il fondo per il pluralismo dell’informazione è già finanziato dall’extra gettito del canone di abbonamento alla televisione. E lo ricordiamo ancora una volta: dei 90 euro di canone – il più basso d’Europa – solo 74 vengono girati alla Rai, lo Stato trattiene ben 340 milioni di euro. Il servizio pubblico della Rai é patrimonio di tutto il Paese, caposaldo di democrazia e buona informazione – concludono i giornalisti -, a barriera e stimolo di un mercato privato dell’informazione affidato troppo spesso ad un precariato immorale”.
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