MALINCONICO: NO AI CONTRIBUTI DIRETTI ALL’EDITORIA, SÌ AL CREDITO AGEVOLATO

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Il prossimo Consiglio dei Ministri dovrebbe essere decisivo per la nomina dei sottosegretari del nuovo governo. Monti non si è sbottonato ma i nomi dei probabili circolano già da diversi giorni. Per la delega all’editoria le agenzie fanno il nome di Carlo Malinconico che, in qualità di presidente della Federazione degli editori di giornali, sembra il più “idoneo” ad un simile incarico. Di certo il successore di Bonaiuti non avrà vita semplice e dovrà cercare quelle soluzioni strutturali, non più rinviabili, che il settore dell’editoria chiede a gran voce. La posta in gioco è alta. Più di un centinaio di imprese rischiano la chiusura e più di mille lavoratori rischiano il licenziamento. Per non parlare delle gravi ripercussioni sulla libertà d’espressione e sul pluralismo delle voci.
Di seguito un’intervista pubblicata il 20 ottobre scorso su Il Sole 24 Ore, in cui Malinconico parla di contributi diretti e indiretti, pubblicità istituzionale, diritto d’autore ed internet.

«I contributi diretti devono diventare uno strumento trasparente di politica industriale. I giornali veri non devono essere costretti a chiudere per la concorrenza sleale tra chi gode dei contributi e chi no: gradualmente, ma va cambiato il sistema attuale. E “depurato”dai giornali politici. Gli editori nulla hanno a che fare con l’immagine opaca, gli sprechi e i privilegi di testate per cui si negozia con il potere politico, indebitamente, l’erogazione dei finanziamenti. Oltre il 90% dei quotidiani vendute ogni giorno non percepisce alcun aiuto diretto dallo Stato. L’Antitrust ha sottolineato la necessità di utilizzare le risorse pubbliche per promuovere l’innovazione tecnologica».
Da dove si può ripartire?
«Dal credito agevolato, con i contributi in conto interessi: dal 2003 tale strumento non è più finanziato».
Quali le maggiori criticità per la carta stampata?
«La prima è la pubblicità: nei primi otto mesi del 2011 vi è una flessione media del 4,3% annuo che sale al 5,9% per i quotidiani. Continua, poi, il calo delle vendite: un dato negativo costante. Nel 2011 assistiamo a una nuova crisi delle imprese editoriali, dopo che le ristrutturazioni aziendali hanno permesso la ricomparsa del margine operativo nel 2010».
Come difendersi dalla riproduzione non autorizzata?
«Il prodotto editoriale on line va protetto e sfruttato meglio per le sue potenzialità. Bisogna “attrezzare” il diritto d’autore su Internet, dove c’è chi usa il contenuto editoriale a proprio vantaggio senza trasferire nulla a chi lo crea, come fanno i motori di ricerca. Non è in questione il diritto di cronaca o di citazione, ma lo sfruttamento non autorizzato di articoli altrui».
Che ne pensa la Fieg del disegno di legge sulle intercettazioni?
«Siamo decisamente e nettamente contrari, senza se e senza ma. È una misura contraria ai principi costituzionali. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che è contrario alla Convenzione incriminare dei giornalisti per la pubblicazione di intercettazioni, per giunta illegittime. Il diritto di cronaca non può essere ristretto su atti non più secretati, con sanzioni del tutto sproporzionate. Le intercettazioni potrebbero circolare, ma non essere pubblicate sui giornali!»

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