Negli ultimi anni la figura degli internet service provider, ovvero i prestatori di servizi internet, ha avuto uno sviluppo sempre crescente.
Tra questi, molti svolgono il servizio di hosting (dall’inglese to host, ospitare), ovvero mettono a disposizione uno spazio di memoria su internet, sul quale gli utenti possono immettere e memorizzare contenuti. La pubblicazione di contenuti su internet pone, però, un problema di violazione delle norme sul diritto d’autore.
Continuamente, infatti, vengono riprodotti o pubblicati on line documenti, immagini ed altre opere d’ingegno senza l’autorizzazione dell’autore o del titolare dei diritti di utilizzazione economica.
La normativa di riferimento, ovvero il D.lgs. 70 del 2003, prevede, all’art. 16, che i provider che svolgono un servizio di mero hosting non sono responsabili delle informazioni memorizzate a richiesta di un utente. Ciò a condizione, però, che il provider non sia effettivamente a conoscenza dell’illiceità dell’informazione.
In effetti, non sussiste, a carico del provider, un obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che trasmette o memorizza, né un obbligo generale di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite. Ciò basterebbe a far stare tranquilli molti internet provider.
Ma la sentenze degli ultimi tempi ci dicono che dobbiamo distinguere i provider che svolgono veramente un servizio di mero hosting da quelli che invece offrono servizi ulteriori. E’ il caso di Yahoo!, che, di recente, ha subito un duro colpo.
Il Tribunale di Milano, con la sentenza n. 10893 del 9 novembre 2011, ha, infatti, condannato la Yahoo! Italia srl per violazione del diritto d’autore di Reti Televisive Italiane spa. Rti si è lamentata del fatto che, immettendo una serie di parole chiave su Yahoo!, avrebbe trovato alcuni filmati relativi a programmi televisivi di sua proprietà, pubblicati senza la sua autorizzazione e, dunque, in violazione dei suoi diritti d’autore.
Yahoo! si è difesa, affermando di essere un mero hosting provider, ovvero di fornire semplicemente uno spazio di memoria sui propri server in cui gli utenti possono liberamente immettere e memorizzare contenuti, senza aver alcun obbligo di controllo sui contenuti pubblicati. Ha richiamato, quindi, gli artt. 16 e 17 del D.lgs. 70/2003, affermando di non essere suo compito la sorveglianza sulle informazioni memorizzate e trasmesse e di non essere responsabile delle informazioni memorizzate a richiesta degli utenti.
Il Tribunale non ha però condiviso la difesa. Perché il servizio reso da Yahoo! non è semplicemente quello di offrire spazio di memoria per la pubblicazione dei contenuti da parte degli utenti. In base al regolamento contrattuale, infatti, Yahoo! si riserva il diritto di “utilizzare, distribuire, riprodurre, modificare, remixare, adattare, estrarre, preparare opere derivate, riprodurre in pubblico e visualizzare pubblicamente i contenuti video, nonché usare gli stessi contenuti per attività pubblicitarie e per promozioni commerciali”.
In più, il portale offre il servizio aggiuntivo dei cosiddetti video correlati, consistente nella visualizzazione, non ricercata dal visitatore, ma offerta in via automatica, di altri video che risultano correlati a quello prescelto.
Secondo il Tribunale, dunque, Yahoo! svolge un’attività di hosting cosiddetto attivo, in quanto organizza e seleziona il materiale trasmesso agli utenti riservandosi anche quanto riportato in contratto.
Non può, dunque, beneficiare dell’esenzione da responsabilità prevista dall’art. 16 del D.lgs. 70/03.
Ma vi è di più. Come detto, l’hosting provider può andare esente da responsabilità solo se non sia a conoscenza dell’esistenza di violazioni di diritti di terzi. Qualora, invece, sia stato avvertito e non abbia fatto nulla per evitare tali violazioni, sarà responsabile delle violazioni per colpa. Yahoo! era stata avvertita da Rti della esistenza sul sito di filmati di sua proprietà e non li aveva rimossi. E, quindi, è stata ritenuta responsabile.
Quello che è accaduto a Yahoo! è sintomatico del pensiero della giurisprudenza sul tema della responsabilità degli internet provider.
Dunque, se siete un internet provider, è meglio che controlliate cosa viene pubblicato sul vostro spazio. Mala tempora currunt!
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