I giornalisti non sono bersagli da colpire con insinuazioni, dileggi, accuse gratuite e strumentali. Sono professionisti, svolgono una delicata funzione di pubblico interesse e per questo meritano rispetto e protezione. Eppure gli attacchi strumentali ai giornalisti, alcuni molto gravi e condizionanti, sono frequenti, come mostrano gli impressionanti dati di Ossigeno per l’Informazione: 528 intimidazioni nel 2015 e altre 32 nel primo mese del 2016. Questo fenomeno è preoccupante e non può lasciare indifferenti. Ed è allarmante ciò che è avvenuto a Roma il 29 gennaio e nei giorni precedenti. Durante le udienze di “Mafia Capitale” e di altri processi di mafia, il difensore di uno dei principali imputati di associazione mafiosa ha deliberatamente e ripetutamente rivolto espressioni offensive e insinuazioni gratuite al giornalista Lirio Abbate, il quale, fra l’altro, non ha alcuna veste processuale. Il legale rivendica il diritto di insultarlo, di mettere in dubbio con sarcasmo la sua correttezza, di deridere i suoi meriti professionali universalmente riconosciuti. Ciò è inaccettabile.Le critiche sono lecite, ma nessuno, per nessuna ragione, può mancare di rispetto a chi fa bene il proprio lavoro. Lirio Abbate ha fatto conoscere per primo, prima ancora che lo facesse la magistratura, come appare il quadro del potere criminale nella capitale e alcuni fatti di cui i processi in corso si occupano per accertare colpe e responsabilità. Questo è un merito, non una colpa. Com’è dovere di ogni giornalista, ha raccolto informazioni vere, che non erano evidenti e che non sono state smentite. Lo ha fatto nell’interesse pubblico, con perizia e rischio personale, esercitando il diritto di cronaca e di critica sancito dalla Costituzione. Merita i premi, i riconoscimenti, le onorificenze che gli sono stati assegnati. Non merita di essere pubblicamente deriso, dileggiato, denigrato in modo strumentale, offensivo e intimidatorio. Richiamiamo perciò l’attenzione delle istituzioni e degli organi costituzionali sugli attacchi che gli vengono rivolti e facciamo appello al Presidente del Tribunale di Roma, al Procuratore della Repubblica, al Presidente dell’Ordine degli avvocati affinché adoperino la loro autorevole influenza per impedire che all’interno dei processi si delegittimi il difficile compito di questo valoroso giornalista e degli altri che, come lui, forniscono ai cittadini elementi di conoscenza su fatti di evidente interesse pubblico. Invitiamo le parti processuali a rispettare e tutelare questi giornalisti e tutti coloro che, come loro, cercano la verità e diffondono informazioni nell’interesse dei cittadini. La libertà di informazione è un diritto fondamentale. Il diritto di espressione non è meno importante del diritto di difesa. Deve essere tutelato con altrettanto scrupolo e attenzione. Testimonieremo queste convinzioni assistendo alle prossime udienza del processo “Mafia capitale” .
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