Macron e il modello europeo per l’intelligenza artificiale

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Occorre un modello europeo di intelligenza artificiale. E, detto tra noi, occorrerebbe pure qualcosa in più. L’Europa è indietro nella corsa all’Ai e al digitale. Si consola con il dedalo normativo che va costruendo. L’Ue, regina di ogni burocrazia, è stata la prima a promulgare un regolamento apposito sull’intelligenza artificiale. Ma delle leggi, specialmente in un ambiente che macina miliardi, te ne fai poco se non conti sullo scenario globale. E lo si può fare soltanto pesando di più. Per questo il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato la sfida all’Ue: “L’Europa, che è il luogo in cui abbiamo inventato il Rinascimento» ponendo «l’uomo nel senso generico del termine al centro di tutto, deve avere un modello di innovazione molto specifico, misto, pubblico-privato”, ha detto. Il capo di Stato francese vuole che l’intelligenza artificiale “serva ai nostri scopi collettivi” e l’Europa deve puntare a “cercare di definire le regole della conversazione globale” in questo settore. Dopo le tre “i” di Berlusconi, ecco le tre S di Macron. Il cui modello si “basa su tre cose, tre esse: : scienza, per evitare una forma di cospirazione; standard internazionali comuni, per evitare che le cose vadano in tutte le direzioni; soluzioni comuni, che siano concordate e aperte”.

C’è bisogno di un modello di intelligenza artificiale e c’è bisogno che l’Europa conti di più. Anche, o forse soprattutto, nei confronti dei player dei settori, non soltanto gli Stati, dall’America fino alla Cina, ma rispetto alle aziende che, come il mercato digitale ci ha insegnato, monopolizzano letteralmente determinati settori chiave e strategici lasciando poco o nulla alla concorrenza. “Abbiamo tante possibilità e l’intelligenza artificiale trasforma la nostra quotidianità, ma noi europei guardiamo a tutto ciò con distanza, mentre cinesi e americani investono molto di più”, ha spiegato Macron che ha aggiunto: “Noi europei abbiamo un ruolo importante, abbiamo per questo tutte le capacità e le possibilità, e possiamo proporre un proprio modello”.

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