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M5S accusa Renzi: Rottamato lo stop al finanziamento pubblico editoria

Sembrava che il M5S stesse cambiando idea sui fondi per l’editoria, invece in Commissione Cultura alla Camera scatta la polemica: Utilizzato un escamotage per continuare ad erogare contributi pubblici

Il presidente del Consiglio tutto annunci e marce indietro si rimangia la parola e rottama lo stop al finanziamento pubblico all’editoria”. Con queste parole comincia l’intervento dei parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura alla Camera e in commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni del Senato. Secondo i grillini, “con un escamotage contenuto nella legge delega per la riforma del codice degli appalti – articolo 1, comma 1 lettera n – i quotidiani cartacei continueranno a ricevere fondi per pubblicare bandi e avvisi pubblici”. Sembra esserci un po’ di confusione all’interno del M5S: Sul finire dello 2014 dal Movimento era partita la richiesta in Parlamento per l’abolizione del fondo pubblico. Negli scorsi mesi, tuttavia, lo stesso firmatario della proposta, il deputato Giuseppe Brescia, sembrava aver cambiato idea e riconosciuto l’importanza del sostegno al pluralismo. Ora l’ennesimo cambio di direzione.

I pentastellati ricordano l’annuncio di Renzi dello scorso anno secondo cui, “a partire dal primo gennaio 2016, i bandi di gara sarebbero stati pubblicati solo in Gazzetta Ufficiale e sui siti web delle amministrazioni appaltanti. Una proposta, quella ventilata dal presidente del Consiglio, che ricalcava, o copiava, quanto noi avevamo già messo nero su banco sia all’interno di un’apposita proposta di legge sia nella Pdl per l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria”. Questo non significherebbe, sostengono ancora i parlamentari del M5S, lo “stop alla pubblicazione sui quotidiani cartacei che aveva garantito alle società concessionarie, grazie a questa forma di finanziamento indiretto all’editoria, di spartirsi 110 milioni di euro per il solo 2014”.

Il passo indietro starebbe nella possibilità di esercitare una delega entro sei mesi per far sì che i bandi siano pubblicati sia online che su due quotidiani nazionali e due locali. Dunque, i fondi per la ‘pubblicità di servizio’, inizialmente usciti dalla porta, rientrano subito dalla finestra. Evidentemente – concludono i parlamentari M5S – il presidente del Consiglio è venuto a più miti consigli. Forse a causa dalla pressione esercitata dai potentati dell’editoria o, forse, perché nel gioco dei favori incrociati, mantenere legami economici con la stampa alla politica può sempre tornare utile. Tutto questo, a discapito della libertà e dell’indipendenza dell’informazione”.

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