Il Movimento 5 Stelle senza populismo non può stare. Adesso una senatrice chiede che, per alleviare la situazione gravissima in cui versano gli albergatori, venga loro concesso di non pagare il canone Rai.
Un colpo al cerchio e uno alla botte: tentare di far dimenticare la pessima gestione del settore alberghiero di fronte all’emergenza (solo qualche mese fa il governo Conte bis aveva imposto loro misure per la riapertura clamorosamente bocciate dalle chiusure imposte, a investimenti ormai compiuti, dal ministro Speranza) utilizzando l’odiato balzello sulla televisione di Stato – che riciccia tutta la polemica sgarbata e poco lucida contro i giornalisti.
“Alberghi chiusi o aperti ma vuoti, comunque in profonda crisi. La Rai pretende il pagamento del canone, che per le strutture ricettive è spesso un conto salato. La richiesta di pagare il canone Rai non tiene in alcun conto le restrizioni a cui sono sottoposti gli hotel: aperti per decreto, ma chiusi di fatto per il divieto di spostarsi tra regioni. Quali iniziative intendano assumere i Ministri in indirizzo, in relazione a tale delicato problema? Auspicando che, nel più breve tempo possibile, si possa giungere ad un provvedimento che preveda la cancellazione dei canoni di cui sopra”. Ha spiegato la parlamentare. Che, a quanto pare, ha elegantemente dribblato il dramma degli indennizzi non corrisposti, delle spese che sono state sostenute dagli imprenditori sulla base di promesse poi sconfessate dallo stesso governo di cui il suo partito è stato socio di maggioranza.
L’importante è andare oltre e prendersela con il “solito” canone Rai. Un luogo comune potentissimo per esorcizzare le proprie responsabilità di governo. Il M5s ha ancora tanta, troppa, strada da far prima di potersi definire una forza di governo (addirittura!) liberale.