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M5S al Meeting di Rimini, Grillo attacca Avvenire e Corriere della Sera

Dal blog del Movimento 5 Stelle: “Tutto pur di svilire un intervento storico” al Meeting di Rimini. Grillo: “Li capiamo, molti giornalisti tengono famiglia”. E il deputato Giuseppe Brescia ribadisce ancora la posizione a favore dell’abolizione del finanziamento pubblico ai giornali

Non li ha proprio mandati giù il Movimento 5 Stelle, i titoli scelti da Avvenire e Corriere della Sera per commentare le parole del deputato M5S Mattia Fantinati. Fantinati si era reso protagonista al Meeting di Rimini di un discorso polemico che era piaciuto fin da subito al leader del Movimento Beppe Grillo (“senza paura”), un po’ meno ai quotidiani.

Sul sito ufficiale del M5S si legge in un corsivo anonimo che “l’intervento del portavoce M5s alla Camera, Mattia Fantinati al meeting di Comunione e Liberazione ha acceso le fantasie dei giornalai. ‘Il siparietto del grillino’ titola L’Avvenire (il giornale della Chiesa, che però è in testa ai finanziamenti pubblici – con 4.355.324 di euro annui! – percepiti dallo Stato); ‘La tirata del 5 Stelle’ scrive invece il Corriere della Serva in un boxino delle pagine interne. ‘Il siparietto’, ‘La tirata’, tutto pur di svilire un intervento storico”.
“Ma del resto, li capiamo. Molti giornalisti tengono famiglia! E se non ti allinei sei fuori”, commenta il Movimento nel’articolo intitolato “la voce del padroncino”.

In coda al corsivo attribuibile a Grillo, segue un lungo testo del deputato Giuseppe Brescia che ribadisce l’obiettivo del M5s: “Siamo entrati in Parlamento – rammenta – con un punto molto chiaro a riguardo sul quale non abbiamo affatto cambiato idea: il finanziamento pubblico all’editoria deve essere abolito! Abbiamo presentato una proposta di legge in merito, abbiamo lottato affinché si riuscisse a discuterla in commissione e ce l’abbiamo fatta. Da qualche mese a questa parte grazie alla nostra proposta di legge si è aperto un dibattito interessantissimo, franco e quasi del tutto scevro da posizioni preconcette, in cui si sono confrontati oltre alle forze politiche anche tutti i portatori di interesse e gli esperti del settore.

Brescia prosegue spiegando chetutti hanno ammesso la necessità di mettere mano al sistema che regola i rapporti tra il mondo dell’informazione e quello della politica. A quanto pare invece il governo – scrive ancora il deputato grillino – sta studiando un nuovo sistema di finanziamento all’editoria, sta cercando le coperture finanziarie per un nuovo fondo che sarà chiamato ‘Fondo per il pluralismo dell’informazione’ che dovrebbe ammontare a circa 100 milioni di euro. Quindi, ancora finanziamenti diretti all’editoria”.

Il Movimento punta il dito contro tutti i tipi di finanziamento per l’editoria e non sollo verso il Fondo per il pluralismo dell’informazione: “Questi soldi non sarebbero neanche gli unici ad andare ai giornali, infatti il sottosegretario Lotti, fedelissimo del premier mai eletto, ha creato un fondo straordinario, pari a 120 milioni di euro, che è servito a molte testate per i prepensionamenti. A questa barca di fondi pubblici si aggiungano i finanziamenti indiretti ancora vigenti come l’obbligo di pubblicazione dei bandi pubblici, tutti quattrini che vanno ad ingrossare le tasche della casta degli editori che inevitabilmente restituiscono il favore al governo in termini di articoli in cui si elogia l’operato del premier. Si aggiunga la lottizzazione della Rai e il fatto che il resto dell’informazione è in mano a Berlusconi ed eccovi servito il grande patto del Nazareno dell’informazione. Insomma, roba che neanche in Malawi… ah no, loro sono un pezzo avanti!”, conclude il parlamentare stellato alludendo al non lusinghiero piazzamento dell’Italia nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione.

Dubbi più che leciti quelli espressi dal Movimento, ma che puntano il dito contro comportamenti scorretti di alcuni editori che non costituiscono di certo la norma quanto l’eccezione. Il Fondo non dev’essere certo un obbligo per il Governo, ma l’importante è che nel momento in cui viene fatta una promessa la parola data deve essere rispettata. E non è stato sempre così, non per colpa degli editori. La situazione in cui versa attualmente l’editoria è molto difficile ed il quadro completo è piuttosto complesso e variegato ma è davvero così difficile trovare una soluzione che riesca a non ledere il diritto al lavoro di nessuno?

Per approfondire il dibattito sul Fondo per il pluralismo dell’informazione e la Riforma dell’editoria clicca qui

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