Qui di seguito il comunicato diffuso il 6 giugno dal comitato di redazione.
«Sulla pelle dei lavoratori e alle spalle dei lettori, si stanno portando avanti manovre che minano il futuro de l’Unità. Il «giorno decisivo» è stato il giorno dell’ennesimo rinvio. L’assemblea dei soci, chiamata a decidere sulla ricapitalizzazione o su una liquidazione della società, ha rinviato il tutto al 12 giugno. Una scelta grave, inaccettabile.
abbiamo garantito l’uscita de l’Unità, nonostante il mancato pagamento degli stipendi e l’irresponsabilità di un’azienda che nulla ha fatto per supportare adeguatamente il prodotto. Un prodotto che, come dimostrano l’attaccamento dei lettori e il successo dei supplementi legati al novantesimo anniversario della testata (ultimo lo speciale su Enrico Berlinguer), ha ancora un significativo spazio di mercato. Lo stesso senso di responsabilità dimostrato nei fatti dai lavoratori, è fin qui mancato a Matteo Fago, Maurizio Mian, Renato Soru, Maria Claudia Ioannucci e allo stesso Pd, che pur avendo una quota minoritaria nell’azionariato, non può chiamarsi fuori quando è chiaramente a rischio l’esistenza stessa de l’Unità. Per questo domani non saremo in edicola. Per questo, fino al 12 giugno, proseguirà lo sciopero delle firme. Stiamo lottando per mantenere in vita il più grande giornale della sinistra.Non permetteremo a nessuno di mettere a tacere una voce che sempre è stata e vuol continuare ad essere libera».
Lo sciopero delle firme è una delle le nuove iniziative di lotta, volte ad avere risposte certe sul futuro del giornale, annunciate dal cdr del quotidiano fondato da Antonio Gramsci.
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