Editoria in crisi, il Cdr de “L’Unità” indice tre giorni di sciopero

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Non c’è pace per l’Unità, nemmeno ad un anno dalla cessazione delle pubblicazioni. Nell’occhio del ciclone questa volta c’è finito l’amministratore delegato dell’azienda, che ha mobilitato alcuni redattori per l’uscita di un numero speciale il 9 giugno. E’ stato quindi disatteso l’accordo siglato al Ministero del Lavoro, con cui i dipendenti hanno ottenuto la cassa integrazione a zero ore. Per questo motivo il Cdr dell’Unità ha indetto uno sciopero di tre giorni. Non è la volontà che manca alla redazione del giornale, quanto un piano industriale dell’azienda che dia delle solide basi ad un ritorno del giornale in edicola. In un comunicato il Cdr ha reso chiaro ciò, sottolineando l’impegno precedente dei giornalisti nel mantenere “L’Unità” nonostante il mancato pagamento degli stipendi. Tutt’oggi non sono stati corrisposti gli arretrati. Quest’ultima questione è comunque provvisoria, dal momento che i proprietari hanno interrotto a metà maggio l’asta indetta dal Tribunale di Roma dopo il pignoramento della testata. Massimo Pessina e Guido Stefanelli hanno deciso di saldare in un’unica somma il debito contratto con i giornalisti, senza dilazioni. Il tribunale ha quindi accolto la conversione dell’asta e liquidato i debiti, comprensivi di spese legali, a favore dei creditori.
L’Unità è tornato in edicola il 25 maggio 2018 nelle città di Roma e Milano. Una decisione presa per evitare la decadenza della registrazione della testata, che avviene ad un anno dallo stop delle pubblicazioni. Del numero, lungo otto pagine, sono state distribuite 2000 copie. E’ stato realizzato dal direttore Luca Falcone e da quattro collaboratori. I proprietari de “L’Unità”, Massimo Pessina e Guido Stefanelli, hanno perciò optato per conservare i diritti sullo storico marchio. Ma già in quell’occasione i giornalisti, pur lieti di far tornare per un giorno la testata nelle edicole, avevano constatato uno scarso impegno da parte della proprietà per un ritorno stabile alle stampe. Il Cdr sottolineò di non aver avuto comunicazioni da parte dell’azienda in merito ad una ripresa della pubblicazioni.

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