Stigmatizziamo il comportamento degli azionisti, allo stesso modo consideriamo inaccettabile quello del management, che nei suoi sforzi per fronteggiare le difficoltà, alla fine pone deadline ultimative soltanto ai giornalisti. Ad oggi i piani di sviluppo ci appaiono ancora fragili. C’è stata l’importante attivazione del progetto Pdlive e un’ipotesi di sviluppo del multimediale, che appare tuttavia di difficile realizzazione alla luce dei tagli proposti. Senza investimenti immediati e senza una strategia precisa è difficile contrastare la pesante crisi che investe l’editoria in Italia e l’Unità non potrebbe svolgere la sua funzione. Sarebbe un danno non solo per il giornale e i suoi lettori, ma anche per quel pluralismo dell’informazione, tutelato dalla Costituzione in ragione del quale lo Stato riconosce all’Unità un ruolo importante e il contributo pubblico. Occorre chiarezza sulle prospettive e sulle scelte da fare. Per questo chiediamo che venga resta nota alla rappresentanza sindacale la documentazione pubblica relativa all’aumento di capitale e allo stato patrimoniale dell’azienda. Senza questa chiarezza e senza garanzie precise sul futuro dell’Unità nessun accordo può essere sottoscritto. In un quadro che è mutato pesantemente una possibile intesa non può che essere ridiscussa: il peso dei sacrifici va redistribuito equamente tra i diversi soggetti. Chiediamo all’azienda un intervento immediato per sostenere il giornale cartaceo, le vendite in edicola, la presenza nei territori rimasti sguarniti dopo la chiusura delle cronache locali, soprattutto nelle difficili settimane estive.