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L’Unità, battenti chiusi in Toscana ed Emilia

La prima pagina di un numero dell'Unità con in evidenza il nome della testataLa prima pagina di un numero dell'Unità con in evidenza il nome della testata
La prima pagina di un numero dell’Unità con in evidenza il nome della testata

Battenti chiusi. A partire da ieri mattina, “per scelta unilaterale dell’azienda”, i lettori dell’Unità dell’Emilia Romagna e della Toscana non troveranno più le rispettive cronache regionali all’interno dello storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Una circostanza, questa, aspramente criticata da Aser e Ast, le Associazioni stampa di Emilia Romagna e Toscana, le quali hanno espresso “grande preoccupazione” per le sorti dei giornalisti delle due redazioni locali.
L’azienda che edita l’Unità sarebbe intenzionata, infatti, a rimpiegarli nella lavorazione del quotidiano nazionale, del sito internet e di un settimanale regionale in uscita dopo l’estate, ma ad “oggi – è stato fatto rimarcare – non risulta esserci un progetto organizzativo per le redazioni locali condiviso con gli organismi sindacali”.
Per le due Associazioni della stampa “é apprezzabile ciò che dice il direttore Claudio Sardo nel suo editoriale di due giorni fa che non si intendano recidere le radici con i territori in cui, da sempre, l’Unità è più radicata e si intenda dare ai lettori ‘prodotti nuovi”, ma l’ampliamento delle piattaforme “non giustifica il taglio improvviso delle cronache cartacee, che sono il mezzo su cui la maggior parte dei lettori dell’Unità nelle nostre regioni può leggere il giornale. Riteniamo che un rilancio vero dell’Unità possa passare soltanto attraverso la moltiplicazione delle piattaforme su cui fruirla e dei prodotti allegati e non la sostituzione di essi”.
Aser e Ast esprimono poi disappunto perché le scelte della società editrice Nie sono state attuate “mentre il tavolo sindacale è ancora aperto e non è ancora stato completato il processo di ricapitalizzazione”. Infine le Associazioni auspicano che Nie “per prima dia il buon esempio ‘accendendo i riflettori’ sulla condizione dei propri collaboratori storici, che non vengono pagati da ben sette mesi e che ben volentieri continueranno a fornire il proprio contributo al giornale e alle nuove iniziative a patto del giusto riconoscimento del proprio lavoro”.
Sull’argomento è entrato a gamba tesa anche l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna. “La chiusura delle cronache locali dell’Unità, nella nostra regione e in Toscana – ha scritto l’Odg di Bologna – è un fatto grave per la pluralità dell’informazione. Altrettanto grave che la Nie, società editrice, non abbia intenzione di liquidare i sette mesi di arretrati che spettano a tutti i collaboratori del giornale”. L’Ordine ha quindi espresso “solidarietà alle colleghe ed ai colleghi dell’Unità” auspicando che “i collaboratori siano retribuiti per il lavoro svolto”.

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