L’ultima proposta dell’Agcom è il catasto delle reti, una sorta di inventario delle strutture di reti già esistenti sul mercato. Per Angelo Maria Cardani, presidente dell’Autorità, una soluzione del genere contribuirebbe a “ridurre i costi di realizzazione delle infrastrutture”.
L’idea non è malvagia. Studi di settore dimostrano, infatti, che la sinergia tra gli operatori di rete consentirebbe di utilizzare al meglio quelle già esistenti. La buona riuscita di un Catasto Nazionale dipenderebbe, poi, dall’aggregazione dei dati operata dalle singole Regioni. Per queste ultime la parola d’ordine è “omogeneità” nella raccolta delle informazioni e nella loro predisposizione in un sistema unitario. Una documentazione siffatta consentirebbe all’utilizzatore di infrastrutture di comprendere la sostenibilità dei propri investimenti, mentre il fornitore avrebbe un quadro chiaro delle aree che necessitano di impianti. Le informazioni fondamentali da inserire nel Catasto potrebbero comprendere la lunghezza delle singole tratte, la localizzazione dei punti d’accesso e l’indicazione degli operatori detentori dei diritti d’uso.
L’Agcom è intenzionata a farsi carico della gestione e manutenzione del sistema informativo. Un compito che richiede costante operatività e il continuo monitoraggio delle applicazioni che lo compongono, onde evitare disservizi per l’utenza. Il Garante, essendo un soggetto imparziale ed indipendente e centralizzato a livello nazionale, ha tutti i requisiti per espletare tali funzionalità. Lo dimostra la gestione del catasto delle frequenze, di difficile gestazione, ma infine rivelatosi fruttuoso per il settore radio-televisivo. Il Catasto delle infrastrutture ha il placet dell’Unione Europea, che in passato si è pronunciata contro la frammentarietà del sistema, la quale, a suo dire, sarebbe la principale causa dell’aumento dei costi per le reti.
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