L’ultima gaffe di Luigi Di Maio fa infuriare i librai

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L’ultima gaffe di Luigi Di Maio fa infuriare i librai. Il ministro degli Esteri presenta al pubblico il suo libro e lo propone dai social su Amazon. Un po’ come, qualche mese fa, aveva fatto un altro (ex) ministro pentastellato. Danilo Toninelli però non solo vendeva e spingeva per la mega-piattaforma web ma addirittura lo ha stampato servendosi dei servizi editoriali di Amazon.

Così Luigi Di Maio ha fatto arrabbiare i librai italiani. Ha presentato su Facebook la sua “fatica” letteraria edita da Piemme. “Un amore chiamato politica”. Orgoglioso della sua “creatura”, ha reso edotti della pubblicazione i 2,3 milioni di followers della sua pagina social. Leggetela per scoprire i retroscena e i trend degli ultimi dieci anni di politica. Quindi, agli interessati, ha lasciato il link per l’acquisto del libro. Su Amazon. Cosa che ha fatto insorgere i librai. Che, in una nota, hanno duramente criticato la scelta di Di Maio.

Secondo Paolo Ambrosini di Ali Confcommercio. “L’Italia è un paese strano nel quale tutti invocano attenzione per i negozi di vicinato; ma poi appena possono usano il click per gli acquisti”. E poi a il Giornale ha aggiunto. “E più click significano meno negozi. Troppo spesso in questi anni da presidente dell’associazione librai ho assistito a tanti proclami di intellettuali ma soprattutto di politici. Che si sono dichiarati pronti a fare di tutto per sostenere la vendita del libro attraverso i canali tradizionali. Proclami a cui non sono seguiti atti concreti”.

Meravigliarsi della scelta di Di Maio, però, è un errore nell’errore. Le svolte “governiste” del Movimento 5 Stelle non cancellano, evidentemente, le più solide convinzioni alla base stessa della creatura politica di Beppe Grillo. Il “totem” di internet su tutti. E la diffidenza verso l’editoria classica in ogni sua forma. Nessuno ha dimenticato le prese di posizione del signor Crimi. E neppure le “creative” (a dir poco) teorie dell’altro “amazoniano” Toninelli sulla libertà di stampa. Un’impostazione che è evidentemente tanto profonda da risultare un vero automatismo. Persino per i leader. Per gli alleati del M5s c’è ancora tanto lavoro da fare sulla strada della “romanizzazione” degli (ex) barbari.

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