Meglio tardi che mai: clamorosa (doppia) sentenza Ue che inchioda Big Tech a pagare sanzioni ultramiliardarie. Ieri la Corte di giustizia europea ha pubblicato i provvedimenti che obbligheranno Apple e Google a pagare, rispettivamente, tredici e 2,4 miliardi di euro. Cupertino paga la riconosciuta illegittimità degli accordi fiscali intercorsi col governo irlandese per un periodo di tempo dal ’91 al 2014. Roba che ha consentito ad Apple di risparmiare, secondo i rilievi dei giudici che hanno dato piena ragione all’Antitrust Ue, qualcosa come 13 miliardi di euro. Che, ora, la multinazionale dovrà rifondere al governo irlandese a cui l’Ue ha rimproverato d’aver concesso e riconosciuto una sorta di aiuto di Stato illegale. Insomma, un disastro per i conti di Cupertino. Ma non basta. Perché la Corte Ue ha avuto il coraggio di confermare la maxi sanzione da 2,4 miliardi emessa nel 2017 a carico di Google per abuso di posizione dominante. Alphabet aveva fatto ricorso ma s’è ritrovata con un pugno di mosche in mano. Adesso, sia da Mountain View che da Cupertino frignano. Ed è un segnale importante. Le big tech, forse, possono essere battute. E lo si può fare in punta di diritto. Magari non è niente ma pensare o immaginare che le grandi multinazionali del web, un posto dove la legge fino all’altro ieri non valeva per nessuno, possano tornare a essere messe in riga è un sollievo. Adesso, però, c’è tanto ancora da fare. A cominciare dall’editoria e dal rapporto, finora castrante, intessuto cogli Over the Top. Ci vuole tempo, occorre combattere ma forse c’è uno spiraglio. Meglio tardi, in fondo, che mai.
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