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Lubitz, tedesco di Germania ha oscurato perfino Schettino

“Solo un tedesco”. Adesso che si è scoperta la verità sul disastro aereo, si discute su come sia stato possibile, sui motivi per cui alla guida dell’aereo ci fosse Andreas Lubitz, un ventottenne con problemi di depressione. Come scrive la Stampa, mentre tutto il mondo davanti al disastro della Concordia causato da Francesco Schettino ha reagito dicendo “Solo un italiano”, allo stesso modo si può dire “Solo un tedesco” di fronte al disastro aereo. “E’ un pensiero carico di pregiudizi”, avverte Francesca Sforza che firma l’articolo “insospettabile” per un quotidiano come La Stampa. Ecco l’opinione di Francesca Sforza sulle pagine del quotidiano torinese:

Il dettaglio dell’assenza di picchiata, che ha evitato il diffondersi del panico da morte certa fra i passeggeri, è forse quello che più di ogni altro fa sorgere il pensiero secondo cui «solo un tedesco» poteva arrivare a tanto. È un pensiero carico di pregiudizi, che gronda i peggiori stereotipi del Novecento, ma è della stessa stoffa di quello che tutti nel mondo hanno avuto di fronte al capitano Schettino: «Solo un italiano». Ed è altrettanto vero. Nel nostro Paese sopravvive una formazione involontaria al pressappochismo e alle soluzioni facili – il caso Concordia lo ha esposto globalmente in forma epica.  Allo stesso modo la Germania è chiamata oggi a interrogarsi sul punto di rottura di un sistema sociale strutturato sull’esclusione dell’imprevisto dal novero dei possibili. Non è previsto che un treno deragli, e infatti i treni non deragliano, non è previsto che i sistemi di riscaldamento delle stazioni si rompano, e infatti non si rompono, non è previsto che uno studente di bassa resa scolastica possa a un certo punto rivelarsi un genio, e infatti non andrà al ginnasio perché resterà confinato nelle scuole tecniche, non è previsto che un ministro copi una tesi di dottorato, e infatti non lo fa, e se lo fa non solo si dimette, ma si disintegra nel nulla (che fine ha fatto Karl Theodor von Guttenberg, promessa della politica tedesca, possibile che per lui il futuro si sia chiuso per sempre e che non vi sia neanche una remota possibilità di riscatto?).  La società ha le maglie strette, il controllo degli individui gli uni sugli altri è serratissimo (provate a parcheggiare in divieto, prima del vigile arriverà un comune cittadino a segnalare l’infrazione), il numero delle regole non scritte è praticamente infinito, può capitare di sentirsi sussurrare con astio, passeggiando su una strada qualunque, di tenere la destra, per evitare ingorghi di passanti, e pazienza che non c’è nessuno, è una buona regola per quando le persone arriveranno. Ogni minuto di ogni giorno è assorbito dall’esigenza di evitare che accadano fatti inaspettati, fuori controllo, sbavature rispetto al perfetto disegno immaginato. Fino al punto in cui poi una cosa succede e tutto, ma proprio tutto, si spezza, come dimostrano le allucinate dichiarazioni delle autorità tedesche dopo la rivelazione: «non è nel nostro Dna», ha dichiarato il portavoce di Lufthansa, «un incubo neanche lontanamente ipotizzabile», «incredibile che una cosa del genere si sia verificata nella nostra azienda», «ogni aspetto della formazione del nostro sistema è stato verificato», fino a un annaspante: «al momento non ci sono le condizioni per fare un’autocritica». Ora, è evidente che la Germania non è solo questo, così come l’Italia non è popolata da affossatori di navi con manie di grandezza. Ma arriva un giorno in cui bisogna avere la forza di dire a se stessi: «noi siamo anche questo», e farci i conti come se il proprio lato-ombra fosse l’unico dato a disposizione. Perché anche nell’Airbus di Germanwings c’è stato un capitano De Falco – quello che intimò a Schettino di salire a bordo. Il comandante dell’A320 si è attaccato alla porta e ha cercato di sfondarla, verosimilmente imprecando come fece l’italiano. Ma non è servito: capita spesso infatti, nei Paesi che formano grandi caratteri, che un solo uomo sia sufficiente per trascinare tutti gli altri all’inferno“.

link articolo: http://www.lastampa.it/2015/03/27/cultura/opinioni/editoriali/la-germania-che-si-scopre-imperfetta-gDSvs79adEDvCEm1CrPyoJ/pagina.html

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