“Sono un uomo delle istituzioni e non voglio consentire che l’Autorità che presiedo (Antitrust) e l’Autorità dell’energia siano paralizzati da veti incrociati che pur non riguardano la mia persona”. Sono le parole che Antonio Catricalà scrive a Berlusconi per comunicargli la decisione di rimanere all’Antitrust. In realtà, dietro c’è un ‘pasticcio’ politico, come rivelato in una articolo de Il Sole 24 Ore. Antonio Catricalà aveva accettato la designazione a presidente dell’Autorità dell’energia solo perché sul suo nome c’era il gradimento del Pd. Quest’ultimo, però, aveva, poi, fatto una retromarcia che aveva innescato una trattativa sul nome del successore all’Antitrust, coinvolgendo anche Fli e Pdl. Sul tavolo i nomi di Giampiero Massolo (gradito a Gianfranco Fini), Enzo Moavero (giudice europeo) e Giovanni Castellaneta (gradito al Pdl). Non riuscendo a trovare un punto di equilibrio, il governo aveva fatto saltare il tavolo.
La politica, ancora una volta, fa fatica a stare alla larga dalle nomine, anche da quelle dell’Antitrust, dove la designazione di Camera e Senato dovevano garantire proprio dalla lottizzazione dei partiti.
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