La stampa deve ripartire dalla qualità. Lo ha detto il segretario della Federazione nazionale della Stampa Italiana, Raffaele Lorusso, in audizione alle commissioni Cultura e trasporti della Camera dei Deputati.
Lorusso ha detto: “La diffusione di notizie false è un fenomeno preoccupante, che va contrastato, ma allo stesso tempo bisogna fare attenzione su come si vanno a controllare le notizie e su come devono essere eliminate. Il tema è: Chi decide? Tutelare i cittadini, come è assolutamente necessario, dalla diffusione delle fake news non può significare l’istituzione di un “ministero della Verità” di orwelliana memoria”.
Quindi ha spiegato: “La questione va inquadrata in maniera diversa. Molte risposte devono arrivare dalla buona informazione, dalla credibilità delle testate giornalistiche, dalla difesa del pluralismo informativo”.
Secondo Lorusso: “È attraverso il pluralismo dell’informazione e la molteplicità delle voci che si aiuta la formazione della opinione pubblica. La risposta è nella credibilità delle singole testate giornalistiche. Gli sforzi vanno concentrati nel garantire, anche attraverso l’intervento pubblico, il pluralismo e la difesa del giornalismo di qualità, il che stride con la diffusione della precarietà all’interno della professione giornalistica. È un tema che poniamo quotidianamente e che va affrontato con gli editori, perché da anni assistiamo ad uno smantellamento progressivo dell’area del lavoro subordinato e garantito e alla sua sostituzione con un precariato senza diritti e senza retribuzioni dignitose”.
Quindi il segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana ha proseguito: “La cosa che, nella proposta di legge, lascia perplessi è la possibilità di previsione che in nessun caso per i fatti rientranti nei compiti della Commissione possano essere opposti il segreto d’ufficio e il segreto professionale. Noi siamo strenui difensori del segreto professionale e obbligare i professionisti a non opporre il segreto professionale lascia perplessi”.
Lorusso ha infine fatto riferimento ai “tentativi di incursione in Italia da parte di organizzazioni non meglio specificate e localizzate in Paesi stranieri. Ciascuno di noi ogni volta che entra nella rete lascia tracce utilizzate in vario modo. Esiste un tema di tutela della privacy e dei diritti e libertà fondamentali dei cittadini nella rete. Occorre pensare alla costruzione di una legge nella quale è necessario porsi il tema della tutela dei diritti e delle libertà dei cittadini nell’area digitale. Una legge che deve prevedere un apparato sanzionatorio”.
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