Categories: Giurisprudenza

L’ORDINE DEI GIORNALISTI SI INTERROGA SUL FUTURO DELLA PROFESSIONE

Tanti temi trattati durante il dibattito:“Qualità dell’informazione in difesa della libertà di stampa”. La “fotografia” della popolazione Inpgi evidenzia, infatti, che su circa 55mila iscritti all’Inpgi, 33mila hanno un lavoro subordinato e 22 mila autonomo. Considerato il costante calo dei primi rispetto alla crescita dei secondi, è facile dedurre che il rischio del “sorpasso”, sommato all’allungamento della vita, rischia di collassare il sistema a causa di un costo delle uscite (pensioni e prestazioni) superiore a quello delle entrate. La solidarietà della categoria – ha ammesso Tartaglia – comincia, insomma, ad accusare dei limiti ed, inevitabilmente, per assicurare tenuta al sistema, bisogna sforzarsi di guardare a tutto il mondo dell’informazione che – ricordiamolo – non è solo nella carta stampata”. “Il quadro, insomma – ha concluso Tartaglia – non è confortante. C’è un bene fondamentale di questa categoria, rappresentato dall’unità, che, al di là delle ideologie e delle divisioni politiche, va difeso a denti stretti”.
“Tutto deve cambiare, ma che i giornalisti siano sotto scacco non cambierà mai”, ha esordito, dal canto suo, il presidente emerito dell’Ordine dei giornalisti, Lorenzo Del Boca, sottolineando che “le attuali esternazioni di Beppe Grillo non fanno altro che ricalcare le stesse considerazioni riservate alla categoria vent’anni fa da D’Alema e, successivamente, da Berlusconi”.
A giudizio di Del Boca “a poco serve, dunque, piangersi addosso. Bisogna, invece, capire quale sarà il futuro di una professione alla quale la tecnologia sottrae sempre più spazio. Questa «sospensione» fra presente e futuro, che fa cadere certezze e aprire nuovi orizzonti che mettono a dura prova la nostra professione, ci impone di mettere a fuoco una strategia per tutelare redditi e posti di lavoro”.
“Per capire cosa ci riserva il futuro dell’editoria, è dunque, indispensabile – ha tagliato corto Lorenzo Del Boca – coinvolgere i massimi esperti del settore, per capire con franchezza e onestà, quali sono i settori della professione da valorizzare e quali, invece, potrebbero presto rappresentare delle strade senza uscita”.
Del Boca, che è stato anche presidente nazionale della Fnsi, sottolinea che “nella lotta del sindacato in difesa degli istituti di categoria, in primo luogo dell’Inpgi, tutti siamo chiamati ad impegnarci, a cominciare dai pensionati, che con il loro sostegno dovrebbero essere i primi a garantire il futuro del sindacato, al fianco di quanti una pensione e un lavoro contrattualizzato forse non l’avranno mai”.
“Non si può essere un buon giornalista con il portafogli vuoto”, ha incalzato Del Boca, ricordando che “non si può garantire una corretta informazione se si può essere comprati anche solo con una cena” e “spesso, invece di trovare sostegno e concreto aiuto, i più deboli si vedono oggetto di sterili strumentalizzazioni”.
L’altro presidente emerito dell’Ordine dei giornalisti, Mario Petrina, “condividendo le affermazioni di Lorenzo Del Boca”, ha puntato l’indice sulla “carenza di progettualità dell’Ordine dei giornalisti” affermando che “la condizione di sfruttamento che vivono la maggioranza di giovani colleghi non si risolve con i messaggini e le pacche sulle spalle, ma con una seria presa di coscienza della categoria, nella chiarezza e nell’unità”.
“Non possiamo permetterci il lusso di dividerci”, ha detto Mario Petrina, che si è soffermato, in particolare, sulla “risorsa e sul valore dei pubblicisti che, non dimentichiamolo, in molte realtà forniscono circa l’ottanta per cento dei contenuti dei nostri giornali”.
E sui pubblicisti si sono soffermati, in particolare, gli ultimi interventi. Giuseppe Gallizzi ha evidenziato “la necessità di recuperarne significativamente la presenza all’interno del sindacato, valorizzandone il ruolo e soprattutto offrendo loro assistenza e servizi”.
Ezio Ercole, ricordando le tappe di “Stampa Libera e Indipendente”, che in questi mesi ha già tenuto affollate assemblee in Calabria, Piemonte, Lombardia e Campania, ha sottolineato che “questo è l’inizio di un percorso che vede in tutta Italia giovani e meno giovani impegnati, con ritrovata vitalità, a difendere la professione e gli istituti di categoria dei giornalisti”.
“Un percorso che vede impegnati, fianco a fianco, – ha aggiunto Ercole – professionisti e pubblicisti contro i ripetuti attacchi sferrati da quanti tentano di soffocare la nostra categoria. Un «giro d’Italia», insomma, per unire le donne e gli uomini di buona volontà che abbiano voglia di impegnarsi in nome della categoria giornalistica e in difesa, quella vera, dell’informazione”.
Ezio Ercole ha, infine, evidenziato “l’obbligo della formazione permanente per tutti gli iscritti, che impone la formazione delle nuove leve e l’aggiornamento e la riqualificazione di quelle esistenti”. Ed in materia di formazione è intervenuto il consigliere nazionale dell’Odg, Salvatore Campitiello, che, a nome dei pubblicisti della Campania guidati da Mimmo Falco, ha detto che “i 50 anni dell’Ordine impongono una riforma di qualità che mantenga al centro della professione il rispetto dell’etica e della deontologia”.
I pubblicisti campani, infatti, pongono al centro della riforma “il mantenimento dei due elenchi, prevedendone, però, l’accesso con la laurea e l’esame professionale”.
Considerato, infine, che dal 2014 la formazione professionale sarà obbligatoria per legge fino a 65 anni, i pubblicisti campani propongono di “estendere fino alla stessa età la revisione dell’Albo: per difendere la qualità dell’informazione e ripulire la categoria da quanti giornalisti lo sono solo sulla carta”.
In definitiva, con l’incontro-dibattito organizzato a Roma, “Stampa Libera e Indipendente” ha ribadito il proprio ruolo nella maggioranza della Fnsi (al fianco del segretario generale Franco Siddi) e dell’Inpgi (al fianco del presidente Andrea Camporese) – entrambi, in quello stesso momento impegnati a Milano nelle vertenze Rcs e Mondadori – sottolineando “l’importanza di una scelta fatta nella consapevolezza che il giornalismo italiano, in questo momento, ha bisogno di unità per contrastare gli assalti che vengono ripetutamente sferrati alla categoria e alla professione da, quanti, ad ogni livello, preferirebbero una stampa imbavagliata e asservita ai poteri forti”. Unità da condividere ed estendere a tutti gli istituti di categoria dei giornalisti.

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