Hanno arrestato altri cinque giornalisti del “Sun”. Ieri mattina. All’alba. Li hanno presi nelle loro case. E li hanno portati via assieme ai loro computer e ai loro documenti. Uno è il vicedirettore e si chiama Geoff Webster, un altro è il capo degli esteri, poi ci sono il responsabile della fotografia, un caporedattore e un cronista d’assalto. Gente che conta. Assieme a loro sono finiti in galera un poliziotto, un soldato e un’impiegata del Ministero della Difesa. Impigliati tutti nella rete di questa storia che non finisce più.
È uno dei due filoni dell’inchiesta sulle intercettazioni telefoniche, quella che in luglio ha portato alla chiusura del settimanale News of the Worid e che ha fatto tremare le fondamenta dell’impero di Rupert Murdoch (foto). Nel tritacarne stavolta sono finiti i cugini del quotidiano più venduto del Paese. Le accuse sono pesanti: soldi in cambio di soffiate. Corruzione insomma. Tangenti a Scotland Yard.
È un film complicato, in cui non è più possibile distinguere i buoni dai cattivi. Questa scossa – l’Operazione Elveden – rischia di essere ancora più forte. Qualcuno dice letale per lo Squalo, dive Hollick, ad esempio. Esperto di comunicazione ed ex chief executive di United Business Media News, è convinto che “questi arresti potrebbero portare a nuove indagini su News Corp anche negli Stati Uniti. E l’autorità delle telecomunicazioni potrebbe mettere in dubbio l’opportunità della partecipazione di News International alla proprietà di Sky”.
Dichiarazioni riprese da tutti i giornali del Regno. Scenario da tregenda. Eppure sono stati i dirigenti di News International – la casa madre che controlla Sun, Times e Sunday Times – a dare alla polizia il database con 300 milioni di mail che svelano i legami velenosi degli ultimi sette anni. Un tentativo del gruppo di dimostrare la propria totale disponibilità a collaborare con le forze dell’ordine. Se ci sono teste da tagliare saranno tagliate. La teoria delle mele marce. Il direttore esecutivo, Tom Mockridge, ha mandato una lettera per chiarire pubblicamente che Murdoch non ha nessuna intenzione di chiudere il Sun. Ne, tanto meno, di venderlo. “Mi ha dato rassicurazioni personali”.
Un comunicato da allarme rosso. Dominio Mohan, direttore del quotidiano, ha detto di essere choccato, “ma fermamente deciso a guidare il giornale oltre questo momento difficile. Abbiamo una grande squadra di giornalisti e un folto pubblico da servire. Ora ci impegneremo ancora di più per fare uscire l’edizione domenicale”. Eppure il suo posto è a rischio, mentre gli avvocati del gruppo – in questo strano gioco delle tre carte -offrono protezione legale ai giornalisti arrestati. Scelta di pulizia apparente. Che però non ha convinto l’Unione Nazionale dei Giornalisti Britannici e tanto meno il presidente Michelle Stanistreet. “Ormai è diventata una caccia alle streghe nei confronti degli stessi capri espiatori. E ancora una volta Rupert Murdoch scarica la colpa sui singoli nella speranza che alcuni scalpi possano salvare la reputazione della sua azienda”.
Guerra aperta. Il tycoon australiano intanto sta volando a Londra. Un messaggio chiaro agli azionisti: non scappo, faremo quello che c’è da fare. È un gesto che lo imbarazza – l’ennesimo – ma al quale non si può sottrarre. E forse pensa che sarebbe bello nella vita avere una riserva. Uno che prenda il tuo posto quando hai finito la benzina. Solo che lui non ce l’ha. Non ha nessuno che lo possa salvare da questo disastro.
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