Negli ultimi giorni è scoppiata una vicenda che inquadra a pieno il complicato rapporto tra giornalismo e aule giudiziarie. Protagonisti della querelle il vice direttore de “L’Espresso”, Lirio Abbate, e l’avvocato Cesare Placanica, presidente della camera penale di Roma. Placanica svolge le funzioni di avvocato difensore nel processo c.d. “Mafia Capitale”. Il post di Abbate su Facebook è molto chiaro: “«Le infamità e le calunnie vomitate ieri in un’aula di giustizia da un para- difensore presidente di categoria a Roma hanno eguali solo ad affiliati alla mafia. Para- difensore, dico a te che leggi questo post: di te e dei tuoi amici criminali che ti pagano, non ho paura. Ho la coscienza pulita per affrontarti. Il fango che tu e i tuoi amici mafiosi volete spargere sulla mia correttezza professionale vi si ritorcerà sommergendovi». Cosa ha provocato l’ira di Abbate? Probabilmente alcuni passaggi dell’arringa pronunciata da Placanica durante il processo di appello. Nello specifico si parla di un coinvolgimento di alcuni giornalisti nel caso giudiziario di Antonello Montante. Abbate sarebbe tra i reporter redarguiti da Montante per non scrivere notizie negative sul suo conto.
Ora, a prescindere dalla veridicità dei fatti, che sarà accertata nelle aule giudiziarie, è interessante ravvisare che la Federazione Nazionale della Stampa abbia preso le difese di Abbate senza esitazioni. Come scrive Piero Sansonetti, direttore de “Il Dubbio”, la gravità delle accuse del giornalista è data non solo dalla forma, ma anche da una presunta volontà di ignorare il diritto alla difesa, che va riconosciuto a qualsiasi individuo. Placanica, definito para-difensore, è lì per garantire l’esplicazione di tale facoltà. Invece la FNSI ha chiesto al Ministero della Giustizia di riprendere i dossier su minacce ai cronisti e contrasto alle querele bavaglio. E all’Ordine degli Avvocati ha richiesto un confronto per evitare che il diritto alla difesa sia strumentalizzato per delegittimare il lavoro giornalistico. Interventi a favore della categoria sono necessari e vanno promossi dalla Federazione, ma è anche giusto rimarcare che non si debba intervenire a spada tratta in difesa dei reporter in qualsiasi fattispecie. Raccontare la verità e la funzione primaria di un giornalista, ma ciò deve essere sempre fatto nel rispetto dell’etica professionale.