L’Espresso saluta Lirio Abbate e affida la direzione ad Alessandro Mauro Rossi ma i giornalisti proclamano lo stato di agitazione. È maretta all’interno della redazione del settimanale la cui proprietà, nei mesi scorsi, è passata dal gruppo Gedi a quello Bfc Media legato all’imprenditore napoletano Danilo Iervolino. Proprio Iervolino avrebbe scelto di sostituire Abbate con Rossi, già direttore di Forbes nonché direttore editoriale dei Bfc Media. Ma la decisione della proprietà non è andata giù ai giornalisti che, anzi, hanno proclamato l’agitazione e hanno stigmatizzato con parole dure la decisione della proprietà.
Appena la notizia è stata comunicata alla redazione, il Cdr de L’Espresso ha voluto criticare la scelta di “salutare” Lirio Abbate. E lo ha fatto in una nota, apparsa anche sulle pagine web del settimanale, in cui il comitato di redazione ha tuonato: “La nuova proprietà dell’Espresso ha comunicato al comitato di redazione l’immediata e immotivata sostituzione del direttore Lirio Abbate proprio nel momento in cui deve essere attuato il piano editoriale”. E dunque la decisione: “La redazione dell’Espresso ha proclamato lo stato di agitazione, si riunisce in assemblea permanente e ha dato mandato al Cdr di prendere ogni tipo di iniziativa a tutela del prestigio e dell’indipendenza della testata”.
Il profilo di Alessandro Mauro Rossi, però, non è così allarmante come farebbe credere la virulenta reazione del cdr. Tutt’altro. Ha lavorato per Repubblica e per l’Unità, è stato cofondatore di Bloomberg Italia, Milano Finanza e di Italia Oggi. Oggi dirige Forbes, per l’Italia, e cura la linea editoriale di Bfc Media.
Nella giornata di ieri è emerso un retroscena che sarebbe stato alla base della decisione assunta dall’imprenditore Iervolino sull’allontanamento dalla direzione de L’Espresso di Lirio Abbate. Sarebbe stata tutta colpa, secondo Dagospia, di un’inchiesta pubblicata sull’Amazzonia che avrebbe tirato in ballo presunti interessi e responsabilità di società afferenti alla Exor della famiglia Elkann-Agnelli. Sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso dopo le polemiche seguite all’inchiesta sulle stazioni di polizia cinesi in Italia.
Ma Exor ha subito smentito la ricostruzione di D’Agostino e Andrea Griva, responsabile della Comunicazione per Gedi, ha scritto al sito di essere “fuori strada”. E quindi ha aggiunto: “Aspettiamo a braccia aperte il ritorno di Lirio nel Gruppo Gedi, controllato da Exor”.