L’intelligenza artificiale è il contrario del pluralismo. Perché, piuttosto che valorizzare le voci, le riduce a una sola “risposta”. Che, per citare Quelo e il suo profeta (ricordate?) solitamente è sbagliata. Il grande tema dell’ultima rivoluzione digitale è dirompente. Se ne parla come di un clamoroso salto in avanti nell’attesa di capire se effettivamente lo sarà. Ma il web è pieno di profezie sbagliate, svarioni imbarazzanti e conclusioni affrettate. Che però, un po’ come accaduto per Wikipedia, la Treccani dei ciucci, può finire per avere voce in capitolo. L’unica possibile, riconosciuta e riconoscibile.
Il Giornale riferisce di aver discusso (se così si può dire) con ChatGpt su un recente libro dedicato al tema delle Stragi di Stato. E l’algoritmo avrebbe riferito che il compianto Silvio Berlusconi sarebbe stato al centro della vicenda e che sarebbe citato all’interno del libro in questione come uno dei protagonisti di quella opaca e triste vicenda di storia italiana. Il cronista incalza l’algoritmo che, a ulteriore domanda, si rimangia tutto. Non ha trovato in quel libro chiare menzioni del Cav. Quindi, fai finta di nulla. Se questa è l’intelligenza artificiale, siamo spacciati.
Immaginiamoci cosa potrebbe accadere domani se fossero questi algoritmi a compilare le pagine dei giornali. Come sogna qualche editore che crede di resuscitare il media cartaceo con una cosa digitale e che, in re ipsa, “piace ai giovani”. Per gli avvocati, che già in Italia sono tanti, non ci sarebbero più dieci minuti di tempo libero. Una manna dal cielo. Sarebbe da evocare un complottone della lobby dei legali. Invece la realtà è molto peggio di così. L’Intelligenza artificiale soffocherà il pluralismo nel nome dell’ignoranza.
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