Sarebbe già una bella vittoria sganciare Viale Mazzini dal giogo dai partiti, ma non basterebbe a rilanciare la tv pubblica. Lo afferma il direttore generale di It Media Consulting, una società leader di ricerca e consulenza per i media digitali. «La Rai avrebbe soltanto da guadagnare se potesse essere svincolata dai partiti. Si tratta di una condizione necessaria e auspicabile, ma non sufficiente per il rilancio: il problema chiave è la mancanza di strategie, di un progetto che la proietti da protagonista in un contesto che cambia velocemente», spiega Augusto Preta.
Il dg di It Media afferma che il sistema tv è in stallo, non cresce. Inoltre la Rai avrebbe sbagliato a gestire il passaggio al digitale. «Mentre Mediaset è sbarcata in questo campo investendo e mettendo le basi per entrate aggiuntive, inserendo nell’offerta anche pacchetti a pagamento, la Rai ha semplicemente trasferito la sua offerta sulla nuova piattaforma, con alti costi legati alla doppia trasmissione e con i canali a disposizione che aumentavano mentre le risorse diminuivano», afferma Preta.
Anche i numeri dimostrano il calo verticale della tv pubblica nell’ultimo decennio. La Rai in dieci anni ha perso il 12% dei ricavi del mercato tv. Nel 2003 vigeva ancora un regime di duopolio. La neonata Sky si accontentava del 15% mentre Rai e Mediaset si spartivano il 40% ciascuno. Già dopo due anni la situazione cambia. Nel 2005 Sky sale al 24%, nel 2008 al 27% e nel 2010 al 32% superando la Rai e affiancando Mediaset al 34%. La tv di Murdoch ha avuto tassi di crescita di 4-5 volte superiori a Rai e Mediaset e nel 2012 è previsto il sorpasso. Il Biscione si adeguato e ha limitato i danni. Già nel 2005, per contrastare Sky, Mediaset è entrata con la tv a pagamento, usando il digitale terrestre come vòlano per i nuovi servizi. La Rai è rimasta al palo, troppo impegnata a emendarsi dai partiti. Ecco che molti canali del servizio pubblico abbondano di repliche, totalizzano poco audience e causano perdite economiche e di mercato.
Per Preta il futuro sono le nuove piattaforme (potrebbero chiedere suggerimenti a Santoro!)
con «prodotti e contenuti che mirino a qualità e innovazione», veicolabili attraverso tutti gli apparati disponibili, compresi tablet e smartphone. Non sarà facile. La Rai deve vedersela non solo con i giganti della multimedialità come Apple, Google e Microsoft, ma anche con realtà nuove e più “spregiudicate” come le statunitensi Netflix, Amazon e Hulu, interamente integrate nel sistema “multi-piattaforma”.
Bisogna agire e dare alla Rai i mezzi per poter competere. Dunque, per evitare l’oblio, contenuti e innovazione. Viale Mazzini è avvisata.
Egidio Negri
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