Licenziamenti a La Sicilia, ora l’Assostampa siciliana alza la voce e chiede alla proprietà di fermare la mannaia che si abbatterà sui dipendenti del quotidiano. Una comunicazione, giunta nei giorni scorsi, ha riportato al centro dell’agenda la vertenza che già da qualche mese riguarda uno dei giornali più rappresentativi dell’informazione siciliana. I licenziamenti potrebbero presto riguardare il quotidiano di Ciancio e l’Assostampa rivela preoccupazione per il futuro dei colleghi a La Sicilia: “La proprietà annunzia di voler avviare le procedure per i licenziamenti collettivi. La comunicazione avviene al termine di un lungo periodo di crisi, ma anche di confronto con la rappresentanza sindacale dei giornalisti che ha permesso di prefigurare un percorso privo di scelte traumatiche a danno dei lavoratori, ma anche rispettoso della storia di una prestigiosa testata che ha un ruolo importante nell’informazione siciliana”. Per l’associazione della stampa siciliana emerge preoccupazione e l’invito rivolto all’editore è che “Si torni al tavolo delle trattative anche alla luce della responsabilità e ragionevolezza che ha caratterizzato i lavoratori”.
Per i rappresentanti di categoria: “I giornalisti da nove anni subiscono aggravi dei carichi di lavoro, tagli agli stipendi e patiscono i disagi di una Cigs al 34 per cento e di un ritardo ripetuto nei pagamenti”. Ma non è tutto: “La stessa sorte coinvolge i tanti collaboratori impegnati ogni giorno nella produzione del giornale. Ma ci sono ancora i margini per usufruire del supporto dello Stato (ad esempio con i prepensionamenti) per alleggerire il corpo redazionale, così come dimostrano altre esperienze nello stesso territorio siciliano”. Una mano, poi, è tesa per tentare di rendere il meno traumatico possibile il momento che si vive a La Sicilia: “Il sindacato può essere d’aiuto a definire un percorso che salvi la qualità dell’informazione e i posti di lavoro, fatturati e bilanci ed una storia lunga decenni. Non approfittare di tutte le opportunità per evitare soluzioni che getterebbero nel dramma intere famiglie sarebbe il più grave dei peccati”.
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