I ‘predatori’ della libertà di stampa possono essere governi, organizzazioni criminali o terroristiche, milizie o leader religiosi. Secondo la Ong francese Reporters sans frontieres (Rsf) ce ne sono 38 nel mondo e si annidano ovunque: dai regimi arabi ai narcos messicani, dai governi di Cina e Zimbabwe all’Eta. Ma anche le mafie italiane che costringono a una vita costantemente sotto scorta 14 giornalisti italiani – il più celebre è lo scrittore Roberto Saviano – e ne minacciano ogni anno oltre cento.
“Il loro rischioso lavoro – si legge nel rapporto ‘Predatori della Libertà di Stampa nel 2011’ presentato ieri a Milano – non ha il supporto del premier Silvio Berlusconi che nel novembre 2009, durante un convegno organizzato dall’Enac all’aeroporto di Olbia, disse che gli sarebbe piaciuto strozzare scrittori e registi che hanno dato dell’Italia una cattiva immagine focalizzandosi sulla mafia”.
Intanto i numeri disegnano un quadro preoccupante per la libertà di stampa nel mondo: sono 18 i giornalisti uccisi in questo inizio di 2011 (con in testa l’Iraq e la Libia), nel 2010 furono 57 e quasi altrettanti (51) quelli rapiti, 535 i cronisti arrestati e oltre 1.300 quelli aggrediti o minacciati. Anche il giornalismo web e il mondo dei blogger non se la passano meglio. I numeri di Rsf parlano di 128 cyber-dissidenti imprigionati e di 62 Paesi in cui la Rete convive con la censura.
(Ansa)
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