“La situazione è pressoché immutata per molti Paesi dell’Unione Europea. Sedici dei suoi membri si trovano ancora nella “top 30” della classifica. Il modello europeo, tuttavia, si sta sfasciando. La cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente “leggi bavaglio”. E’ questo il dato relativo all’Italia formulato da Reporters senza frontiere nella sua classifica della libertà di stampa 2013. Dopo le cosiddette Primavere arabe e gli altri movimenti di protesta che hanno causato molti “saliscendi” nella classifica dello scorso anno, la Classifica della Libertà di Stampa 2013 di Reporter senza frontiere segna un “ritorno alla normalità”. La posizione in classifica di molti Paesi non è più attribuibile ai considerevoli sviluppi politici. La classifica di quest’anno rappresenta una più attenta riflessione degli atteggiamenti e delle intenzioni dei governi nei confronti della libertà degli organi di informazione a medio e lungo termine. Gli stessi tre Paesi europei che guidavano la classifica lo scorso anno detengono le prime tre posizioni anche quest’anno. Per il terzo anno consecutivo, la Finlandia si è distinta come il Paese che più rispetta la libertà di informazione. È seguita da Olanda e Norvegia. Nonostante siano stati considerati molti criteri, che vanno dalle legislazioni in materia degli Stati alla violenza contro i giornalisti, i Paesi democratici occupano la testa della classifica, mentre quelli dittatoriali occupano le ultime tre posizioni. Questo triste primato va nuovamente agli stessi tre del 2012: Turkmenistan, Corea del Nord eEritrea “La Classifica della Libertà di Stampa 2013 pubblicata da Reporter senza frontiere non prende in considerazione diretta il tipo di sistema politico; risulta chiaro tuttavia che le democrazie offrono una migliore protezione alla libertà al fine di produrre e far circolare notizie e informazioni accurate, rispetto ai Paesi dove i diritti umani vengono spesso sbeffeggiati”, ha dichiarato il segretario generale di RSF Christophe Deloire.
“Nelle dittature, gli organi di informazione e le famiglie dei rispettivi staff sono esposti a rappresaglie spietate, mentre nelle democrazie i media devono fare i conti con le crisi economiche del settore e i conflitti di interesse. Le loro situazioni non sono sempre confrontabili, ma dovremmo ad ogni modo rendere omaggio a tutti coloro i quali resistono alla pressione, sia essa aggressivamente concentrata, individuale o generalizzata.” In occasione della pubblicazione della sua Classifica della Libertà di Stampa 2013, Reporter senza frontiere pubblica per la prima volta un “indicatore” annuale globale della libertà dei media nel mondo. Questo nuovo strumento analitico misura il livello complessivo della libertà di informazione nel mondo e la performance dei governi mondiali nella loro completezza per quanto riguarda questa libertà fondamentale. Viste la progressiva affermazione delle nuove tecnologie e l’interdipendenza tra governi e popoli, la libertà di produrre e diffondere notizie e informazione in senso lato ha bisogno di essere valutata sia a livello mondiale che a livello nazionale. Oggi, nel 2013, il suddetto “indicatore” della libertà dei media si fissa a 3395; essendo il primo, rappresenterà il punto di riferimento per gli anni a seguire. Tale indicatore può anche essere “scomposto” regionalmente e, attraverso una ponderazione basata sulla popolazione di ciascuna regione, può essere utilizzato per produrre un punteggio che va da 0 a 100, dove lo zero rappresenta un totale rispetto per la libertà di informazione. Con riferimento alla classifica di quest’anno, si è così prodotto un punteggio di 17,5 per l’Europa, 30,0 per le Americhe, 34,3 per l’Africa, 42,2 per l’Asia-Pacifico e 45,3 per la Russia e le ex repubbliche sovietiche (ex-URSS). Nonostante le Primavere arabe sopra citate, le regioni del Medio Oriente e del Nord Africa si sono classificate ultime con un punteggio di 48,5. L’alto numero di giornalisti e internauti uccisi durante il loro lavoro nel 2012 (l’anno più mortale mai registrato da Reporter senza frontiere nel suo annuale resoconto al riguardo), ha naturalmente inciso notevolmente sulle posizioni dei Paesi dove i suddetti omicidi hanno avuto luogo; tra questi, la Somalia (posizione n.175, -11 posizioni rispetto alla Classifica del 2012), la Siria (176, posizione invariata), il Messico (153, -4) e il Pakistan (159, -8).
Luana Lo masto
Gli editori di Aie, insieme a librai e bibliotecari, incontrano il ministro alla Cultura Alessandro…
Scendono oggi in piazza i giornalisti di Fase 2. Si tratta dei cronisti Rai che…
La recente vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti ha acceso un…
Il ministro alla Cultura Alessandro Giuli promette trenta milioni di euro per sostenere l’editoria del…
Da un pluralismo all’altro: in Rai e, più in generale, nel mondo del giornalismo. Si…
Facendo seguito alla nostra circolare n. 25/2024 segnaliamo che con Decreto del Capo del Dipartimento…