Giulietti (Fnsi): “Portiamo le telecamere nei luoghi in cui i cronisti subiscono intimidazioni”

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“Portiamo le telecamere, le radio, i giornali nei posti in cui sono nate le inchieste e gli articoli che hanno causato livori, minacce e aggressioni ai cronisti. Più che la scorta armata, anche importantissima, serve la scorta mediatica, una catena di colleghi che tornino in quei luoghi e tengano i riflettori accesi perché mafie, camorra e malaffare, hanno paura dei riflettori e hanno bisogno invece dell’oscurità”. A Napoli, Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione Nazionale della Stampa incontra i giornalisti minacciati e aggrediti per causa del loro lavoro di cronisti e lancia proposte concrete. “Soprattutto – dice – quando un giornalista viene minacciato per il suo lavoro occorre che le inchieste, gli articoli diventino collettivi. Si mette la firma di tutto il giornale perché chi minaccia deve sapere che non c’è un solo giornalista, ma un’intera comunità”. Nell’incontro promosso dall’Ordine dei giornalisti e dal Sugc (Sindacato Unico Giornalisti Campani) i cronisti “vengono alla luce” e raccontano le intimidazioni, le minacce e le aggressioni che hanno subito. Fabio Postiglione, 35 anni, che scrive per il quotidiano Il Roma di cronaca nera e giudiziaria, ha detto che dalla scorsa estate è stato minacciato sette volte per aver portato avanti un’inchiesta su un giro di estorsioni. Fabio, finora, se l’è cavata con 1600 euro di danni. Alla sua macchina hanno rotto di tutto: specchietto, lunotto, squarciato gomme, spezzato l’antenna. Al motorino, hanno rotto il meccanismo di blocco del volante e hanno provato a rubarlo. Soprattutto è stato inseguito fin sotto casa, contromano. “La cosa che fa più rabbia – racconta – è la mancanza di indignazione. E’ il peso psicologico che devi sopportare. Vieni violato nella tua intimità, solo per aver fatto il tuo dovere”. A pagare le riparazioni a motorino e macchina è stata la cooperativa che edita il giornale. “Quella – conclude – è una famiglia, non una redazione e basta”. Luciana Esposito è autrice del blog www.napolitan.it e – racconta con voce ferma – ha “la ‘colpa’ di aver scritto del degrado in cui versa Parco Merola, spazio pubblico di Ponticelli, quartiere nella zona di Napoli Est. Non è piaciuto quello che ho scritto – sottolinea – La prima volta sono stata picchiata da una ragazza incinta che mentre mi aggrediva, urlava “Fammi vedere come finisco sul giornale”. La seconda volta da una coppia, marito e moglie. Mi dicevano: “Facci vedere come ci denunci”. Ho denunciato e lo dimostro anche a tutti quelli che in entrambe le occasioni hanno assistito senza intervenire”. Al fianco dei giornalisti campani minacciati c’è anche Sandro Ruotolo, e Claudio Silvestri, segretario del Sugc, ha raccontato che “vedere Fabio cedere, in riunione di redazione, fino alle lacrime, è stato un pugno allo stomaco”. Silvestri annuncia che farà in modo da portare il tema delle minacce ai giornalisti all’attenzione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in programma nei prossimi giorni a Napoli con il Ministro Angelino Alfano. Rosaria Capacchione, senatrice Pd, giornalista del Mattino sotto scorta per minacce – aggiunge Silvestri – presenterà un’interrogazione parlamentare. Di fronte alle minacce la difficoltà “è continuare a lavorare come hai sempre fatto”, sottolinea il sindaco di Napoli Luigi de Magistris per il quale “bisogna tenere sempre alta la vigilanza democratica”. “Solo insieme si possono portare avanti le battaglie per la libertà di informazione”, sottolinea il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, per il quale i tempi sono maturi affinché il Parlamento affronti il tema dei giornalisti minacciati e “la questione delle querele temerarie” che, come le minacce, rappresentano un ostacolo all’informazione libera.

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