Sono a dir poco contrastanti i risultati del rapporto annuale di Reporters sans frontiers sulla “Libertà di stampa nel mondo”. E non mancano le sorprese. L’Italia, per esempio, pur riconfermandosi nelle retrovie, appare in risalita, piazzandosi al 49esimo posto ossia scalando 9 posizioni rispetto all’anno precedente, mentre colpisce non poco la precipitosa discesa degli Stati Uniti che crollano al 46esimo posto perdendo ben 13 posizioni.
Caratteristica di quest’annata, per Rsf, sono proprio quelle che l’associazione definisce “cadute vergitigionse”. Degli Usa (alle prese con la repressione dei casi Manning, Snowden, Assange) certamente, ma non solo. Perché c’è anche il Guatemala che scende al 125esimo posto perdendo 29 posizioni, il Paraguay che ne perde 13 (105esimo), e diversi paesi africani come Kenya, Repubblica Centraficana, Zambia, Guinea, Mali e Burundi.
In Europa, mentre continuano a mantenersi le eccellenze di Finlandia, Olanda, Norvegia, Lussemburgo (primi quattro paese in assoluto nella lista) le cose non sembrano andare affatto bene per quanto riguarda i paesi della zona meridionale. Tutti gli stati della zona risultano in discesa e l’Italia è il solo paese della zona in controtendenza.
“L’unica nota positiva in Sud Europa – recita il rapporto di Rsf – è stata rilevata in Italia paese che emerso finalmente da una spirale negativa e sta mettendo a punto una legge incoraggiante sulla depenalizzazione della diffamazione via stampa e altri media”.
Altro paese in netta risalita è Israele, che dopo la repressione a Gaza durante l’operazione “Piombo fuso”, che aveva fatto anche due morti tra i giornalisti, guadagna adesso 17 posizioni in classica. Israele resta comunque al 96esimo posto della classifica e per Rsf questo performance, sostanzialmente deludente, deriva dal fatto che se la stampa israeliana è sostanzialmente libera resta molto forte la repressione nei confronti dei media palestinesi. (fonte: TMNews)
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