Sono ancora dolori per l’Italia per quanto riguarda la libertà di stampa. Secondo la classifica che viene stilata ogni anno da Reporters sans Frontieres il Belpaese non è poi così bello per gli operatori dell’informazione e rispetto allo scorso anno perde 4 posizioni: dal 73° posto del 2015 al 77° quest’anno su un totale di 180 Nazioni. Tra i Paesi dell’Ue l’Italia occupa una delle ultime posizioni, peggio di noi sono messi solo Grecia (89°) e Bulgaria (113°). Va detto che la media europea di libertà di espressione è piuttosto alta, ma questo non dovrebbe certo essere un alibi.
La decisione di Rsf si deve tanto al grande numero di giornalisti minacciati, quanto alle ripercussioni dello scandalo Vatileaks. Sarebbero infatti tra i 30 e i 50 i reporter sotto protezione della polizia a causa di minacce di morte o intimidazioni di altro tipo, mentre i cronisti che si sono occupati della fuga di informazioni riservate in merito alla Città del Vaticano (Gianluigi Nuzzi ed Emanuele Fittipaldi) sono alle prese con alcuni procedimenti giudiziari.
Come denuncia spesso anche Ossigeno per l’Informazione, fare il giornalista in Italia e occuparsi dei poteri forti, così come portare avanti inchieste su corruzione e crimine organizzato, può comportare grandi difficoltà. Ma nell’ultimo anno la condizione della stampa libera è peggiorata un po’ dovunque e l’area peggiore per decidere di fare il di reporter si conferma ancora una volta il Maghreb insieme al Medio Oriente.
Parlando della classifica, al primo posto troviamo la Finlandia, seguita nell’ordine da Olanda, Norvegia, Danimarca e Nuova Zelanda. Tra i Paesi, oltre all’Italia e alla Grecia, a cui abbiamo dedicato la nostra attenzione negli ultimi mesi attraverso una serie di articoli di Andrea Cinquegrani, la Spagna si colloca al 34° posto, il Regno Unito al 38°, gli Stati Uniti al 41° e l’Egitto al 159°. I balzi maggiori in classifica vengono da Tunisia (dal 126° al 96°) e Ucraina (dal 129° al 107°), mentre i Paesi che in cui la libertà di informazione è più a rischio sono Turkmenistan (178°), Corea del Nord (179°) ed Eritrea (180°).
Per la prima volta da quando Rsf compila la classifica (nel 2002), la situazione in Africa è migliore di quella in America. A pesare nelle valutazioni è la crescente violenza contro i giornalisti latinoamericani. Il continente che ha la peggior valutazione è l’Asia, mentre il più virtuoso è l’Europa. Ma Rsf ci tiene a sottolineare che anche se nel vecchio continente i media godono di più libertà, il suo modello risulta indebolito. Come spiega con amarezza Cristophe Deloire, segretario generale di Rsf, “ormai è chiaro purtroppo che molti leader politici nel mondo stanno sviluppando una specie di paranoia nei confronti dei giornalisti che fanno bene il proprio mestiere”.
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