Continua la pressione della Commissione Ue sull’Ungheria, da cui attende entro il 17 febbraio una risposta formale alle tre procedure d’infrazione avviate il 17 gennaio. Ancora oggi la commissaria Ue all’agenda digitale Neelie Kroes, in un’audizione all’Europarlamento, ha sottolineato di “continuare ad avere gravi preoccupazioni sull’attuale situazione in Ungheria” per quanto riguarda la libertà di stampa “così come l’intera Commissione Ue in quanto istituzione”. E queste preoccupazioni “sono basate su fatti, non su miti”, ha tenuto a sottolineare la Kroes, come per esempio il caso della mancata licenza alla radio di opposizione Klubradio o “il pericolo di multe levate per la violazione di regole non chiare che possono dare luogo ad autocensura, anche senza imposizione di ammende”.
Proprio qualche giorno fa, ha raccontato la commissaria, uno dei suoi consiglieri, di nazionalità ungherese e di origine rom, le ha “dipinto un quadro profondamente preoccupante” della situazione, dove “la discriminazione contro le minoranze dilaga e peggiora”, tanto che lo stesso advisor “sta pensando di lasciare il paese”.
Per questo, ha ammonito la Kroes, “abbiamo bisogno di segnali positivi” e le “autorità ungheresi devono stare attente a non dare altre impressioni”. Da qui la richiesta della commissaria al vicepremier Tibor Navracsics, incontrato poco prima del dibattito al Parlamento europeo, che Budapest chieda al Consiglio d’Europa di Strasburgo di compiere una “valutazione complessiva” della legislazione ungherese sui media in relazione al rispetto dei “valori fondamentali” contenuti in testi di riferimento come la Convenzione europea sui diritti umani. L’Ungheria, ha sottolineato la Kroes, dovrà impegnarsi anche ad “accettare e mettere in atto qualsiasi raccomandazione” che il Consiglio le farà.
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