In Polonia si sono dimessi i direttori dei principali canali della tv pubblica “Tvp” per protestare contro la controversa legge sui media voluta dal partito di destra al governo del leader Jaroslaw Kaczynski e varata l’ultimo giorno dell’anno dal parlamento di Varsavia. Sempre in segno di disaccordo, e per “avvertire tutti gli ascoltatori della minaccia per la libertà di parola e del pluralismo”, il principale programma della radio pubblica polacca “Polskie Radio” trasmette da oggi ogni ora l’inno europeo (l’ “Inno alla gioia” tratto dalla nona sinfonia di Beethoven) alternata con quello nazionale, “La Mazurka di Dabrowski”. La contestata legge, che richiama le riforme introdotte in Ungheria dal premier Victor Orban, prevede l’immediata sospensione di tutti i componenti delle direzioni nonché dei consigli d’amministrazione di media pubblici polacchi e conferisce al ministro del Tesoro la facoltà di nominare i nuovi responsabili senza il dovere di scegliergli attraverso i concorsi (che finora venivano organizzati dal Consiglio nazionale della radio e televisione, un organo costituzionale). Si dà per scontato che la legge voluta dal partito Diritto e giustizia (Pis) di Kaczynski verrà presto firmata dal presidente Andrzej Duda. Secondo analisti non-governativi si tratta di un tentativo di mettere i media pubblici al servizio dell’unico partito al governo. “E’ un ritorno al modello di media ideologizzati, che funzionava nella Polonia prima della svolta democratica del 1989”, ha sottolineato Dorota Piontek dell’Università di Poznan. Contro questi cambiamenti hanno già espresso perplessità diversi enti polacchi e internazionali temendo che in Polonia vengano messi in pericolo diritti fondamentali. In una lettera aperta rivolta al governo di Varsavia, l’Associazione europea dei giornalisti (Aej) ha espresso il timore che la riforma voglia mettere i media polacchi sotto il controllo diretto dell’esecutivo del premier Beata Szydlo. Simile preoccupazione è stata espresso dal primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans. Ma per Varsavia tutto è in regola. Secondo il viceministro della Cultura e responsabile per media, Krzysztof Czabanski, per ora si tratta di un primo passo della riforma cioè vanno cambiati i “quadri” dirigenziali. Fra qualche mese, ha ricordato, sarà modificato anche lo status legale di media polacchi che da “pubblici” diventeranno “nazionali” e come tali godranno anche di un nuovo sistema di finanziamento. Intanto però si temono “purghe” fra i giornalisti non riconosciuti come “fedeli” dal Pis. Intanto dimissioni di protesta sono state date da Piotr Radziszewski della Tvp1, da Janusz Kapuscinski della Tvp2, da Katarzyna Janowska del canale Tvp Kultura e da Tomasz Sygut dell’Agenzia televisiva d’informazioni nonche’ dal direttore del personale Tvp, Ewa Ger.
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