L’articolo 21 della Costituzione italiana e l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo garantiscono la libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Sono vietate ogni tipo di censura. Tuttavia non sempre si può dire tutto e in tutti i modi. Senza un’adeguata attenzione si rischia di violare la privacy, di diffamare o di ledere qualche diritto altrui. Ecco che possono scattare querele, richieste di risarcimento e varie iniziative legali. La giurisprudenza è pina di esempi.
Il giornalista Corrado Formigli, il 2 dicembre del 2010, durante la trasmissione Annozero, azzardò un confronto tra tre automobili costruite da diverse case costruttrici. «È arrivata prima la Mini, poi la Citroèn e per ultima l’Alfa Romeo», affermò il giornalista. Formigli non fece altro che commentare in diretta il risultato di una gara su pista, sottolineando le diverse prestazioni delle tre vetture. Tutto lecito? Per la Fiat no. L’azienda torinese ha giudicato il servizio diffamatorio e ha fatto causa alla Rai e al giornalista. Il Tribunale di Torino, il 20 febbraio 2012, ha dato ragione al Lingotto e ha stabilito un risarcimento di 7 milioni di euro di cui 5 da versare direttamente alla Fiat e 2 da utilizzare per pubblicare la sentenza del Tribunale sui tre maggiori quotidiani nazionali e su un mensile di automobili. La Rai ha fatto ricorso in appello giudicando eccessiva la reazione della Fiat. L’iniziativa legale è stata interpretata come un’intimidazione e un avvertimento di non criticare più l’azienda.
La libertà di espressione e il diritto di cronaca devono fare anche i conti con il “tempo che passa”. Stiamo parlando del diritto all’oblio. Può una persona bloccare la diffusione di notizie sul proprio conto? No, se sono di interesse pubblico. Tuttavia il materiale presente negli archivi delle aziende editoriali va aggiornato e contestualizzato. Lo afferma una sentenza del 5 aprile 2012 della Terza sezione civile della Cassazione. Dunque se un giornale riporta una notizia di una condanna e poi il soggetto risulta essere in seguito innocente, la notizia va aggiornata e contestualizzata.
Tutele particolari sono riservate, giustamente, ai minori. Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso proposto da Mediaset e ha confermato la multa di 200 mila euro inflitta dall’Agcom a Mediaset. L’emittente del Biscione trasmise, tramite un Tg5 del 2007, un servizio sui presunti abusi su minori avvenuti in una scuola materna. L’Autorità ha punito la violazione del Codice di Autoregolamentazione Tv e Minori.
Una declinazione della libertà di espressione è il diritto di critica. Un particolare diritto di critica è la satira. Ma fine a che punto è possibile criticare qualcosa o qualcuno senza inciampare nella diffamazione? I confini non sono chiari e spesso anche le sentenze della Cassazione si contraddicono. Un esempio recente è la sentenza del 19 marzo della Corte di Appello civile di Roma. Il Tribunale ha condannato Bebbe Grillo ad un risarcimento di 50 mila euro alla Fininvest. Il comico genovese nel 2004 paragonò il modus operandi della Parmalat, azienda allora sull’orlo del fallimento, a quello della Fininvest. I giudici hanno deciso che fu diffamazione e non semplice satira o diritto di critica. Il leader di Cinquestelle, accostando la Fininvest ad una società in bancarotta (la Parmalat), ha dunque leso la rispettabilità della prima.
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