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LIBERTÀ D’ESPRESSIONE. MEDIA, MERCATO, POTERE NELLA SOCIETÀ DELL’INFORMAZIONE (Vincenzo Zeno-Zencovich)

Sin dal titolo del saggio “Libertà di espressione” si evince quello che è l’oggetto della riflessione sviluppata dall’autore del libro, il giurista Vincenzo Zeno-Zencovich, a partire dall’analisi dei diversi contesti di evidenza storica e di indagine conoscitiva sottoposti all’attenzione del lettore: i media, il mercato ed il potere. La società dell’informazione considerata nel suo iter di formazione e progresso sembrerebbe delegare alla disciplina giuridica, con riguardo specifico alla regolamentazione dei principali mezzi di comunicazione di massa, la predisposizione di norme atte a ridimensionare gli spazi di esternazione e divulgazione del libero pensiero. Il cuore dell’argomentazione coincide con il tentativo di superare criticamente la netta distinzione, invalsa in particolar modo in Europa, fra la manifestazione del pensiero e la molteplicità dei mezzi attraverso cui esprimerla. Il quadro normativo con riguardo specifico alla Carta Europea dei diritti fondamentali, cita all’art. 11.
Il il rispetto garantito agli strumenti di diffusione delle idee ed il loro imprescindibile pluralismo, suggerendo implicitamente l’arguto sillogismo secondo cui il contenuto veicolato dal mezzo, costituendo in sé e per sé pensiero, risulti a maggior ragione protetto. L’autore chiarisce la sostanziale perdita del senso politico insito nella nozione di libertà di manifestazione delle idee che viene così trasferito agli strumenti deputati alla sua espressione, attribuendo, per esempio, ad un’attività come la stampa, prerogative che caratterizzano una innata qualità tipicamente umana, il pensiero. La disciplina restrittiva del mezzo si configura come forma di controllo sulla qualità del contenuto dell’informazione, che una volta trasmessa attraverso un altro mezzo come quello televisivo non potrà sottrarsi al giudizio/pregiudizio di una valutazione della pervasività per la modalità di veicolazione.
Decisa è la replica dello studioso in merito, dato che nella realtà sarebbe proprio la possibilità di scelta del contenuto come dell’ora, della durata e del luogo da parte dell’utente a garantirne un profilo di innocuità. Un discorso a parte meriterebbe poi l’irrompere del mondo di internet nello scenario comunicativo che ha ottenuto di stravolgere irreversibilmente l’intero frame normativo ad esso circoscritto. Un mezzo che ha inaugurato un’era rivoluzionaria per le nuove opportunità di diffusione del pensiero dei navigatori della rete senza necessità di mediazioni esterne. Ma anche a tal proposito l’Autore non esita a denunciare l’urgenza di un’accurata disciplina dell’accesso come dell’interconnessione al mezzo al fine di garantire il suo profilo funzionale al rispetto dei diritti fondamentali. Una libertà ontologicamente dinamica, quella della manifestazione del pensiero, che per la sua stessa essenza pone la questione dei limiti, declinandosi ora come individuale, in altri frangenti relazionale e funzionale ma inequivocabile è il suo nascere come rivendicazione contro le autorità che nei secoli e attraverso i diversi sistemi politici ne hanno represso l’esercizio.

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