Se il piano industriale ed editoriale che il CdA destituito aveva messo a punto e che avrebbe riportato in pareggio i conti alla fine del 2009 e su cui si erano espressi positivamente Fieg, Fnsi, Associazione Stampa Romana, conteneva incongruenze, non si rimuove generalmente, ‘per incongruenze’, un intero CdA, ma se ne discute per le opportune verifiche. E’ la secca replica dell’ex-componente del CdA della Mcr, Societa’ editrice di ‘Liberazione’, Andreina Albano, all’amministratore unico Sergio Boccadutri. “Serviva bocciare il piano industriale che contiene anche il piano editoriale del Direttore – nota la Albano – perche’ se approvato sarebbe stato difficile destituire Piero Sansonetti: siccome pero’ in realta’ l’obiettivo era solo questo, togliere la Direzione a Sansonetti, si e’ bocciato il piano industriale e quindi il piano editoriale”. Il piano fatto a regola d’arte, con tanto di consulenze esterne di livello, avrebbe a fine 2009 rimesso in pareggio i conti del quotidiano. “Si deve poi sapere che lo statuto della Mcr Spa prevede che l’organismo deputato a decidere la nomina o la rimozione del Direttore della testata e’ il CdA: per defenestrare Sansonetti quindi – precisa la Albano – si e’ dovuto procedere alla revoca dell’intero CdA che non cindivideva la decisione che il Prc intendeva fargli adottare, ossia la rimozione di Sansonetti”. Infine, “le motivazioni addotte da Boccadutri, in rappresentanza della proprieta’ per deliberare la revoca del CdA non erano ne’ riguardavano il piano industriale ed editoriale 2009, presentato dal CdA in carica, bensi’ facevano riferimento esclusivamente ad una ‘maggior funzionalita’, in questa fase, di un CdA con un amministratore unico anziche’ un CdA collegiale”. Insomma, tale motivazione una ‘maggior funzionalita”, messa anche a verbale, era l’obiettivo del Prc, ossia liberarsi del CdA.