Un mese denso di appuntamenti gennaio per Mario Monti, tra incontri internazionali e delicate tappe interne. Sul fronte delle liberalizzazioni sembra però concentrarsi il lavoro del presidente del Consiglio in queste ore. Secondo indiscrezioni, Monti sarebbe intenzionato a lanciare quel segnale di equità richiesto da più parti proprio allargando oltre le aspettative la platea delle categorie interessate dalle liberalizzazioni. Una scossa che, secondo l’ex commissario Ue, servirà a rilanciare l’economia e mandare un segnale chiaro ai mercati e ai cittadini.
Il comma 2 dell’articolo 31 della manovra salva-Italia prevede «libertà di stabilimento e libera prestazione di servizi» e «libertà di apertura di nuovi esercizi commerciali senza contingenti, limiti territoriali o altri vincoli di qualsiasi altra natura». Una disposizione che ha posto sul piano di guerra gli edicolanti che avevano programmato una serrata dal 27 al 29 dicembre, per protestare contro «una minaccia all’accesso all’informazione». Protesta rientrata perché il sottosegretario con delega all’editoria, Carlo Malinconico ha assicurato l’impegno del Governo, nella fase applicativa della manovra, al fine di tutelare la rete di vendita e il diritto all’informazione. Il Sottosegretario ha ufficialmente aperto un tavolo di confronto avente ad oggetto la definizione dei principi in materia di liberalizzazione con specifico riferimento al settore della vendita di quotidiani e periodici la cui prima riunione è stata fissata per il 10 gennaio 2012.
Per i rappresentanti di tutte le sigle sindacali il pericolo è la chiusura di migliaia di edicole e la sopravvivenza delle altre che rimarranno «nelle mani non del mercato o del libero incontro tra domanda e offerta, ma dei distributori locali di quotidiani e periodici, circa 100 soggetti privati che operano in regime di monopolio nell’ambito territoriale di competenza che decideranno se la redditività prodotta dalle edicole esistenti è funzionale ai loro interessi aziendali. A loro sarà affidata anche la delicata funzione di valutare l’eventuale accesso delle testate editoriali alla rete di quotidiani e periodici. Si rischia di concentrare la diffusione dell’informazione in capo a soggetti privati».
«La liberalizzazione – si legge in una nota dei sindacati di categoria – colpisce solo i punti vendita non porta alcuna sostanziale apertura di mercato, poiché l’attività di vendita non è un’attività libera ma è fortemente vincolata. Le edicole non possono decidere quale prodotto porre in vendita, il prezzo o le condizioni di commercializzazione, in quanto deve essere assicurata parità di trattamento a tutte le testate e il diritto di ciascuno ad accedere all’offerta editoriale in condizioni di parità».
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