Il maxiemendamento del governo al dl liberalizzazioni modifica ”sostanzialmente” la norma sulle società di professionisti, ”che così vedono effettivamente limitata ad un terzo la presenza dei soci non professionisti sia nel numero che nel capitale”. Lo rimarca il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli.
L’emendamento del governo approvato in commissione Industria che introduce le società tra professionisti (art.9 bis) prevedeva testualmente che ”in ogni caso il numero dei soci professionisti ‘o’ la partecipazione al capitale sociale dei professionisti deve essere tale da determinare la maggioranza di due terzi nelle deliberazioni o decisioni dei soci” spiega Berselli. Tale norma in sostanza prevedeva che il numero dei soci professionisti fosse di due terzi ed in tal caso la corrispondente maggioranza fosse prevista nelle deliberazioni societarie mentre i soci di capitale, pur essendo pari ad un terzo e non essendo conseguentemente in maggioranza nelle deliberazioni societarie, potessero detenere il 90% ed oltre del capitale sociale. In tal caso i professionisti avrebbero avuto anche la golden share nelle delibere ma sarebbero stati ridotti al ruolo di sostanziali prestatori d’opera cui riconoscere una quota irrisoria degli utili.
”Ci siamo immediatamente attivati – continua Berselli – perchè tale disposizione venisse modificata prevedendo testualmente che ” il numero dei soci professionisti e la partecipazione al capitale …”. In sostanza sostituendo la ”o” con la ”e” si sarebbe ottenuto che il numero dei soci professionisti e la loro partecipazione al capitale sociale fosse necessariamente di due terzi.
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