Anche le edicole sono state coinvolte dal corposo decreto sulle liberalizzazioni appena approvato dal governo Monti: quali misure sono state previste in questo caso? Se si volessero dividere le categorie professionali tra “vincenti” e “perdenti” dopo questo pacchetto di provvedimenti, probabilmente le edicole verrebbero annoverate tra i primi. In effetti, vi sono alcuni elementi che fanno propendere per questo tipo di giudizio. Anzitutto, è stato abolito il limite minimo che era rimasto in vigore finora per la superficie di vendita della stampa quotidiana e periodica. In aggiunta, gli edicolanti avranno anche l’opportunità di adottare degli sconti importanti in relazione alla merce in vendita.
Ultima, ma non meno importante, misura che va annoverata in questo discorso è quella relativa al rifiuto di forniture di prodotti complementari che sono assegnati dagli editori e dai distributori; nel caso in cui lo si ritenesse opportuno, i prodotti in questione potrebbero anche non essere presenti, mentre gli altri tipi di merce sono cedibili presso la sede in questione in maniera libera. D’altronde, la disciplina normativa delle edicole meritava un aggiornamento. Il testo che si prende in esame in tale ambito è la Legge 67 del 1987 (“Disciplina delle imprese editrici e provvidenze dell’editoria”), il cui articolo 7 stabilisce appunto che la vendita di giornali e riviste è subordinata al rilascio di una autorizzazione amministrativo da parte del comune.