L’Espresso chiude? Sono solo fake news. Gedi smentisce e il comitato di redazione del settimanale stronca, come appunto fake news, le voci che nelle scorse settimane si stavano diffondendo. Il destino del giornale, dunque, non è per nulla in bilico. E, anzi, il cdr “rampogna” l’editore per non aver fatto chiarezza da subito. Consentendo, con una comunicazione troppo scarna, il diffondersi di insinuazioni false e potenzialmente pericolose.
L’Espresso non chiude, basta fake news
È stato nei giorni scorsi l’assemblea dei giornalisti de L’Espresso a stroncare le voci impazzite intorno alla presunta chiusura del giornale. In una nota, l’organismo di rappresentanza dei giornalisti e dei lavoratori, si è espresso con durezza sull’intera vicenda. Innanzitutto un momento di chiarezza, per sgombrare dubbi sulla vicenda. “L’assemblea dei giornalisti dell’Espresso prende atto delle rassicurazioni fornite al comitato di redazione dai vertici di Gedi che hanno smentito, definendole prive di fondamento, le voci emerse negli ultimi giorni circa una possibile chiusura o vendita della nostra storica testata”.
“Voci favorite da silenzio dell’editore”
Il cdr ha quindi puntualizzato. “La redazione reputa fondamentale, in un momento delicato per il settore dell’editoria, difendere l’autorevolezza del giornale e il lavoro di tutti i colleghi. E ritiene che il diffondersi di queste fake news nelle scorse settimane sia stato favorito dalla mancanza di comunicazioni pubbliche da parte dell’editore”. Una critica nemmeno troppo velata. Che fa seguito all’impegno assunto dai giornalisti e dal loro organo di rappresentanza. “Il Cdr vigilerà affinché queste rassicurazioni siano seguite da impegni concreti per garantire la qualità del lavoro”.
Lo scenario
Insomma, i giornalisti de L’Espresso non hanno più intenzione di subire il diffondersi di voci capziose e vigileranno sulle fake news che li riguarderanno. E hanno chiesto all’editore un maggiore “protagonismo”. Sullo sfondo i rapporti nemmeno troppo distesi che il nuovo management di Gedi ha con alcune altre testate dello storico gruppo editoriale. A cominciare da Repubblica. Il braccio di ferro a largo Fochetti è lungi dall’essere concluso. E il piano proposto a suo tempo per razionalizzare la pianta organica con i prepensionamenti non ha ottenuto il riscontro di nessuno.