Legnini:”I grandi giornali non sono destinatari di contributi diretti”

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Il sottosegretario all'Editoria, Legnini
Il sottosegretario all’Editoria, Legnini

“E’ convincimento tanto diffuso, quanto infondato, che nel nostro Paese esista ancora oggi un regime di aiuti al sistema dell’editoria nazionale generalizzato e finanziariamente rilevante. La realtà è invece molto diversa da come rappresentata. I grandi giornali d’informazione non sono più destinatari di alcun contributo diretto”. Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanni Legnini nel corso dell’audizione in commissione Affari costituzionali del Senato. “Le preesistenti agevolazioni tariffarie postali, in parte finanziate dallo Stato, sono state per legge ‘sospese’ dal 30 marzo 2010 e fino a tutto il 31 dicembre 2013 – afferma Legnini -. Persiste, invece, il regime di agevolazione dell’Iva sui prodotti editoriali, sia sotto il profilo dell’aliquota, che della forfettizzazione, ma è stato anch’esso in parte ridimensionato con la soppressione dell’agevolazione Iva per la vendita dei prodotti editoriali collaterali, disposta dal decreto-legge n. 63 del 2013”. Oggi, all’attuale regime di contribuzione diretta, spiega Legnini, “che interessa un numero comunque circoscritto di testate sono destinate risorse finanziarie pubbliche pari a circa 95,7 milioni di euro per l’anno 2013. Una la dotazione che è destinata a ridursi ad appena 55 milioni di euro annui a decorrere dal 2014, stando alle previsioni del bilancio pluriennale dello Stato a legislazione vigente”.

Legnini ricorda che “se nel 2006 le risorse destinate complessivamente al comparto editoria ammontavano a circa 700 milioni di euro (tra contribuzione diretta, indiretta, convenzioni Rai e Agenzie di stampa, ecc.), per il 2013 la dotazione finanziaria del comparto è pari ad appena 187 milioni di euro e scende a 144 milioni nel 2014”. Per il sottosegretario, “occorre, inoltre, dissolvere l’opinione, tanto infondata quanto resistente ad ogni evidenza, in base alla quale il sostegno pubblico al sistema dei Media sia una prerogativa italiana. In ogni democrazia sviluppata i governi compiono sforzi enormi per promuovere il pluralismo culturale ed informativo. Francia, Spagna, Germania, Finlandia, Belgio, Svezia e Regno Unito offrono in vario modo un sostegno al sistema dei Media per motivi economici e sociali, nella convinzione che l’andamento del mercato, in questo settore, non può considerarsi sufficiente a garantire, da solo, un adeguato livello di pluralismo e di indipendenza agli organi di informazione”.

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